Reportage Nevicate storiche

In questa categoria viene riportato il reportage delle nevicate storiche di Pavia, dal 1880 ad oggi: con articoli di giornale e fotografie antiche, è suddiviso in ordine cronologico in 4 sezioni distinte.

 

Pavia e la Neve


Sui campi e sulle strade
silenziosa e lieva
volteggiando, la neve
cade.
Danza la falda bianca
nell'ampio ciel scherzosa,
Poi sul terren si posa
stanca.

In mille immote forme
sui tetti e sui camini,
sui cippi e sui giardini
dorme.
Tutto d'intorno è pace;
chiuso in oblio profondo,
indifferente il mondo
tace.”

Eccoci qua. In un sito come questo, costruito interamente per passione, non poteva mancare un’ampia parentesi dedicata al binomio neve-Pavia.
La neve. Un fenomeno atmosferico straordinario, molte volte insultato dalla razionalità e dai ritmi della nostra società, ma che è ancora capace di destabilizzare la sensibilità di bambini ed appassionati, colpendo quell’emotività di cui ciascuno di noi, volente o nolente, è costituito.
Pavia. La mia città, la vostra città. Uno spettacolo.
La colorata dinamicità meteorologica che spazia i confini della nostra provincia è un qualche cosa di spettacolare: rendiamocene conto. Durante la stagione estiva i condizionatori girano a palla, ed uscendo siamo travolti dal senso di caldo-umido che facilita il rendimento dei nostri amici animali succhia-sangue: nelle sere di Luglio ed Agosto il sudore è tale da credere di essere nel bel mezzo di una giungla tropicale, ma poi ci rendiamo conto di quanto cemento ci sia, e l'illusione sparisce.

Solo pochi mesi dopo, cadiamo in un buio per il quale siam costretti a cambiare orario, e svegliandoci al mattino per andare al lavoro dobbiamo raschiar via il ghiaccio dalle nostre auto: la galaverna s’insinua tra la vegetazione, e mette ordine nel caos quotidiano della nostra vita.
La neve e Pavia, dunque. Ma quanto nevica a Pavia? E’ vero che nevicava di più un tempo di adesso? A memoria d’uomo, quali sono state le più grandi ondate di gelo, seguite da un’abbondante nevicata sopra la nostra città?
Tramite un non difficoltoso tragitto di ricerca, passato attraverso pubblicazioni scientifiche, libri, biblioteche e testimonianze dirette, proviamo a mettere ordine, e a raccontare i più grandi fenomeni nevosi che hanno interessato la nostra città grossomodo negli ultimi 130 anni.
E’ un articolo abbastanza lungo, lo ammetto, che ha il fine di inquadrare l’andamento nivometrico della nostra città attraversi fotografie storiche, recenti e testate dell’epoca.
Per questo motivo, al fine di non sovraccaricare troppo la singola pagina, ho deciso di suddividere il lavoro in 4 parti distinte, in un crescendo temporale che ci porterà fino ai giorni nostri.
Esso è ovviamente rivolto a tutti i pavesi ed a tutti gli appassionati di meteorologia: spero che, leggendo queste righe, possiate divertirvi nell’osservare quanta neve ci fosse un tempo, e soprattutto quanto sia cambiata la società dai primi anni del ‘900 ad oggi.
E’ un articolo da leggere con serenità, senza le banali ostilità verso uno dei fenomeni atmosferici che spesso viene visto come “impedimento”.
Io direi di partire, altrimenti si va avanti a chiacchierare con il prologo e non la finiamo più.

Buona lettura!

Le grandi nevicate della fine del XIX secolo

Il nostro viaggio parte da lontano, da quando cioè iniziarono a concretizzarsi le prime forme di affidabile documentazione giornalistica. La prima, grande nevicata che sembrerebbe aver interessato tutto il nord-ovest italiano, in primis Piemonte e centro-ovest Lombardia, è datata 10-12 Gennaio 1883. In quel periodo, assai diverso da quello odierno, vedere la neve durante ogni mese invernale rappresentava la norma, e non solo. Durante il mese di Maggio la dama bianca imbiancò nuovamente gran parte della pianura Padana, con la neve che giunse fino a Firenze!

Concentriamoci sul 10-12 Gennaio 1883, e vediamo un po’ di inquadrare la collocazione delle principali pedine bariche sullo Scacchiere Europeo.

La circolazione fu caratterizzata da un'erezione dell'alta pressione azzorriana alle alte latitudini (Scand++), con discese fredde lungo il suo bordo orientale. Tra il 9 ed il 10 la spinta di moderate correnti atlantiche diede inizio ad un "tunneling" piuttosto basso, che arrecò nevicate diffuse ed abbondanti.

La situazione barica del 10 Gennaio 1883 sull'Europa La situazione barica dell' 11 Gennaio 1883 sull'Europa La situazione barica del 12 Gennaio 1883 sull'Europa


Le temperature a Pavia durante l'evento si mantennero attorno allo zero, ed oscillarono dai -1.6°C di minima del giorno 12 fino all'1.9°C dello stesso giorno.

Più in generale, l'Inverno 1882/1883 trascorse con temperature rigidissime: a Pavia la prima decade di Gennaio trascorse con valori medi di -8.7°/0.3°C: la seconda addirittura -11.5°/0.1°C!

Per la nostra città, le osservazioni fatte a quell’epoca parlarono di 58cm caduti nell'arco di circa 68 ore tra il 10 ed il 12.

Ecco due brevissimi stralci recuperati da “La Provincia Pavese”, nata appena 13 anni prima, rispettivamente pubblicati il 13 ed il 17 Gennaio 1883: da notare la pressoché totale differente modalità di scrittura da parte dei giornalisti dell’epoca:

L'articolo de "La Provincia Pavese" del 13 Gennaio 1883 L'articolo de "La Provincia Pavese" del 17 Gennaio 1883

Tredici anni dopo, durante l’Inverno 1894/1895, si ripeté un’altra grossa nevicata, modestamente inferiore a quella del 1883. 
La circolazione nel Gennaio del 1895 fu prepotentemente caratterizzata dall'Anticiclone Russo-Scandinavo, propaggine occidentale di quello ben più esteso Russo-Siberiano: il gelo riuscì ad affluire comodamente su tutta la pianura Padana, e fu seguito da una rapida invasione delle correnti atlantiche, sospinte da un vortice depressionario ben posizionato sull'Europa occidentale. La nevicata avvenne tra il 12 ed il 15 Gennaio 1895, e pare aver regalato a Pavia altri 56cm o poco più di neve farinosa: si trattò della classica nevicata "da raddolcimento", in quanto successiva a minime davvero da brivido, comprese tra -7°C e -9°C.
In quel periodo, tra l'altro, le nevicate furono così violente da aver bloccato la ferrovia del Gottardo per ben 5 giorni.

La situazione barica del 12 Gennaio 1895 sull'Europa La situazione barica del 13 Gennaio 1895 sull'Europa La situazione barica del 14 Gennaio 1895 sull'Europa


Ecco la testimonianza giornalistica locale dell’epoca, sempre ripresa da “La Provincia Pavese”.


L'articolo de "La Provincia Pavese" del 16 Gennaio 1895 L'articolo de "La Provincia Pavese" del 16 Gennaio 1895

Questa fu l’ultima, grande nevicata del XIX secolo: in seguito si ebbero inverni piuttosto anonimi, se non il solo mese di Dicembre 1899, caratterizzato da una moderata ondata di gelo.

D’altro canto, gli ultimi 30 anni dell’Ottocento registrarono temperature bassissime per la nostra città: il record spetta alle mattinate del 10-11 Gennaio 1871, durante le quali la minima mattutina in città scese a -16.2°C! Tutto il mese di Gennaio, nel lontano 1871, fu contraddistinto da condizioni di freddo estremo: pochi giorni prima, il 9, si toccarono i -15.9°C, mentre il 19 Gennaio i -15.1°C.

Valori negativi ampiamente in doppia cifra, che come vedremo si ritroveranno sempre con minor frequenza nel corso del secolo successivo.


Le nevicate della prima metà di ‘900

Il nuovo secolo inizia sulla stessa lunghezza d’onda di com’era terminato il precedente: l’Inverno 1900/1901 registra una storica ondata di gelo, con il mese di Febbraio che inanella una serie di minime sotto i -10°C, con l’apice di -13.0°C durante le mattinate del 21 e 22.

Sono stagioni invernali davvero gelide, che culminano in un’altra, grande nevicata tra il 17 ed il 19 Gennaio 1905. Anche in questo caso, sull'Europa nord-orientale si posizionò una vasta area alto-pressoria di natura russo-scandinava, la quale permise l'affondo sul Mediterraneo delle correnti perturbate nord-atlantiche.

La situazione barica del 17 Gennaio 1905 sull'Europa La situazione barica del 18 Gennaio 1905 sull'Europa La situazione barica del 19 Gennaio 1905 sull'Europa


Il mix tra il gelo accumulato in precedenza, e l'impeto delle correnti occidentali, regalò a Pavia circa 51cm.

L'articolo de "La Provincia Pavese" del 18 Gennaio 1905


Quattro anni più tardi, stavolta nel mese di Febbraio, tra il 10 e l’11, andò in scena un’altra nevicata spettacolare: mentre l'Anticiclone delle Azzorre rimase al suo posto, gran parte dell'Europa risentì degli effetti di un nocciolo d'aria gelida, che registrò isoterme sotto i -20°C ad 850hPa sui paesi Baltici, Bielorussia e Polonia centro-orientale. Poco dopo, la spinta dell'Atlantico formò un vortice ciclonico sul Mediterraneo, il quale apportò nevicate molto intense fino in pianura.

La situazione barica del 10 Febbraio 1909 sull'Europa La situazione barica dell' 11 Febbraio 1909 sull'Europa La situazione barica del 12 Febbraio 1909 sull'Europa


Pavia città accumulò circa 55cm, andando a battere la precedente nevicata del 1905:

L'articolo de "La Provincia Pavese" del 12 Febbraio 1909 L'articolo de "La Provincia Pavese" del 13 Febbraio 1909

Si giunge all’anno di nascita del nostro Pavia calcio, il 1911: durante il Gennaio di quell’anno, in particolare tra il 2 ed il 3, pare che si sia abbattuta su Pavia la più grande nevicata che si ricordi in questi 130 anni di studio!

In effetti, un allungamento in diagonale dell'alta pressione, con migrazione fino all'Islanda ed alle isole Far Oer, permise la discesa di un nucleo d'aria piuttosto fredda, il quale diede inizio ad una ciclogenesi in area mediterranea.

La situazione barica del 2 Gennaio 1911 sull'Europa La situazione barica del 3 Gennaio 1911 sull'Europa La situazione barica del 4 Gennaio 1911 sull'Europa


L’Istituto Geofisico dell’epoca, situato in Viale Campari (ed oggi abbandonato..) segnò un'altezza pari ad 84cm, il tutto accumulato in sole 48-50 ore! Se fosse davvero così, questa rappresenterebbe davvero la più grande, singola nevicata che abbia mai colpito Pavia in questi ultimi 150 anni di storia! Anche il famosissimo Gennaio 1985, del quale parleremo ampiamente dopo, non riuscì ad accumulare così tanto in così breve tempo, ma necessitò di 4-5 giorni di nevicate.

Effettuando le ricerche, tuttavia, abbiamo trovati due stralci da “La Provincia Pavese”:

L'articolo de "La Provincia Pavese" del 3 Gennaio 1911 L'articolo de "La Provincia Pavese" del 4 Gennaio 1911

Numerosi sono gli articoli riguardanti Pieve Porto Morone, paese che pare rimase isolato dal mondo per diversi giorni.

L'articolo de "La Provincia Pavese" del 10 Gennaio 1911


La nevicata del 1911 colpì duramente le attività industriali e le prime forme di comunicazione telefonica: certamente, non si trovarono persone imbestialite a causa della mancanza di servizi di sgomberamento neve, o di traffico in tilt. Erano davvero tempi diversi, nei quali ci si vestiva come Dio comandava, ed il buon senso superava i limiti imposti dalla ragione estetica.

Probabilmente l’intero approccio alla vita era diverso: molto più propositivo, più tranquillo, senza la foga del dover fare per forza e subito. Ci si accontentava di quello che capitava sotto mano, e ci si sentiva appagati e sorridenti per le piccole cose, sicuramente non rincorrendo l’ultimo modello di cellulare o l’ultimo vestito firmato.

Ecco una foto storica, riprendente le lavandaie del Borgo Ticino, al lavoro con temperature decisamente sottozero: 

Foto del Ponte nel 1911


Terminata la nevicata da 84cm, il gelo s’impossessò di tutta la pianura Padana centro-occidentale, con Pavia che registrò una lunga serie di minime sottozero: il clou del freddo si ebbe durante i primi giorni di Febbraio, con ben -13.1°C il giorno 1 e -11.8°C il giorno 2.

Sotto il quarto governo Giolitti, tra l’altro, si presentò ancora una volta una nevicata fuori stagione, targata 4-5 Aprile 1911. Il giorno 3 Pavia godette di una giornata stabile ed assolata, con una massima che raggiunse addirittura i 18.3°C. Il giorno successivo, però, la discesa di un poderoso nucleo gelido dalla Scandinavia, scavò un minimo depressionario non lontano dal mar Tirreno, il quale diede avvio ad un intenso ed emozionante peggioramento: dopo una massima a 9.8°C, alcuni rovesci di pioggia fecero crollare la temperatura attorno allo 0°C, con una minima che alla mezzanotte segnò -0.6°C. In tal modo fu compiuto il “miracolo”, con la pioggia che venne sostituita da un’abbondante nevicata, la quale regalò diversi centimetri anche a Pavia città.

Gli Inverni dei primi anni del ‘900 furono dunque piuttosto freddi e nevosi: nella stagione 1916/1917 il nord fu investito da abbondanti nevicate, testimoniate da questi articoli del 17 e del 31 Gennaio 1917:

L'articolo de "La Provincia Pavese" del 17 Gennaio 1917 L'articolo de "La Provincia Pavese" del 17 Gennaio 1917

Esse furono seguite da un’ondata di gelo artico-continentale, che fece precipitare la colonnina di mercurio localmente fin sotto i -15°C sul vogherese e la bassa Lomellina. Uno stralcio di giornale riprese la situazione a Pavia città, anche se, in realtà, non vi è testimonianza dei -18°C, ma di un più accettabile -13.4°C il giorno 30 Gennaio. 

L'articolo de "La Provincia Pavese" del 31 Gennaio 1917


Proseguendo con la marcia nevosa fino ai giorni nostri, è obbligatoria la fermata al 14-15 Gennaio 1926, quando tornò l’occasione per rivedere una fantastica nevicata sulle aree della Pianura Padana centro-occidentale. Furono tempi nei quali l'Anticiclone Russo-Siberiano si mostrava in tutta la sua forza, e, complice un Vortice polare di modesta entità, riusciva ad inviare la sua propaggine occidentale in direzione dell'Europa. Gli affondi freddi avevano posto le basi per una ciclogenesi sul Mediterraneo occidentale, la quale riuscì in breve tempo ad apportare il peggioramento nevoso su Pavia.

La situazione termica ad 850hpa del 14 Gennaio 1926 sull'Europa La situazione barica del 15 Gennaio 1926 sull'Europa La situazione barica del 16 Gennaio 1926 sull'Europa


Il giorno 13, un mercoledì, fu una “giornata di ghiaccio”, con una minima a -8.8°C ed una massima a -2.9°C: iniziò a nevicare attorno alle 22.30 (v. articolo qui in basso), e per tutto giovedì la colonnina di mercurio si mantenne abbondantemente sottozero, con una minima a -6.8°C ed una massima a -2.6°C.

Pur non trovando testimonianze giornalistiche ufficiali riprendenti l’accumulo della nevicata, l’Istituto Geofisico parlò di circa 50cm per Pavia città.  

L'articolo de "La Provincia Pavese" del 17 Gennaio 1926 L'articolo de "La Provincia Pavese" del 17 Gennaio 1926


Ecco una foto del nostro Ponte Vecchio, con lo sfondo del Duomo e della Torre Civica, costruita nel XI secolo:

Una foto del nostro Ponte Vecchio nel Gennaio del 1926


Le temperature dei giorni successivi la nevicata furono rigidissime: dal 16 al 23 le minime oscillarono sempre attorno ai -10°C, con l'apice dell'ondata di gelo che venne registrata durante la mattina di giovedì 21 Gennaio 1926, quando la nostra città precipitò a -15.6°C ( valore più basso degli ultimi 150 anni, dietro solo alle ondate del 1871, del 1895 e poi del 1929).

Ed infatti, tre anni dopo, nel Febbraio del 1929, andò in scena una tra le più straordinarie ondate di freddo, d’estrazione artico-continentale, la quale interessò tutto il centro-nord Italia, con punte anche inferiori ai -15°C sulla Pianura Padana! Ancora una volta fu di fondamentale importanza la presenza di una forte area alto-pressoria sulla Scandinavia, la quale riuscì a veicolare le gelide correnti in direzione dell'Europa meridionale. Il nocciolo più freddo, che sfiorò i -24°C a 1550m, interessò i settori a nord delle Alpi e la Germania meridionale.

La situazione barica del 13 Febbraio 1929 sull'Europa La situazione termica ad 850hpa del 14 Febbraio 1929 sull'Europa La situazione barica del 15 Febbraio 1929 sull'Europa


Il nostro quotidiano locale, chiamato ai tempi fascisti “Il Popolo di Pavia”, riassunse così il quadro meteorologico, con una punta di -15.7°C durante la mattina del 16 Febbraio, la quale andò a pareggiare quella registrata il 19 Febbraio del 1895:

L'articolo de "La Provincia Pavese" del 17 Febbraio 1929

 

Ricercando tra i dati, ecco una tabella riprendente le temperature ufficiali di Pavia durante quell’incredibile Febbraio: dopo le prime minime a doppia cifra tra il 3 ed il 4, tra l’11 ed il 17 andò in scena la vera e propria ondata di gelo!

Tabella riprendente le temperature registrate a Pavia nello storico Febbraio del 1929


In realtà, la neve che seguì non fu di rilievo, e per questo motivo il 1929 passerà alla Storia, oltre che per il crollo delle borse avvenuto tra il 24 ed il 29 Ottobre, anche per la notevole intensità dell’ondata di gelo giunta sull’Europa.

Gli Inverni tra gli anni ’30 e ’40 furono davvero nevosi: il 10-11 Febbraio 1932 nevicò nuovamente in modo serio: in quest'episodio l'alta pressione Scandinava, posizionata in modo occidentale, si legò all'Anticiclone termico groenlandese, ponendo le basi per una classica configurazione di NAO negativa.

La situazione barica del 10 Febbraio 1932 sull'Europa La situazione barica del 11 Febbraio 1932 sull'Europa La situazione barica del 12 Febbraio 1932 sull'Europa


Il risultato fu che Pavia registrò valori termici nuovamente bassissimi: in realtà l’evento nevoso partì con un 1.4°C, che alla mezzanotte sull’11 divenne -2.0°C. Il giorno dopo la minima scese a -5.3°C, ma fu l’effetto albedo dei giorni successivi a fare entrare Pavia nel consueto freezer siberiano, con -15.4°C il 14 Febbraio e -13.6°C il 15.

Nel complesso, la nostra capitale longobarda poté apprezzare la bellezza di 45cm.

L'articolo de "La Provincia Pavese" del 12 Febbraio 1932


L'anno successivo, tra il 15 ed il 18 Gennaio 1933, si riuscì a far ancora meglio! Una veemente battaglia tra l'Anticiclone Russo ed un ritrovato Vortice Polare, si risolse con la formazione di vari minimi depressionari sull'Europa meridionale, i quali arrecarono molte nevicate, anche a carattere di bufera, su gran parte delle pianure del nord.

La situazione barica del 15 Gennaio 1933 sull'Europa La situazione barica del 16 Gennaio 1933 sull'Europa La situazione barica del 17 Gennaio 1933 sull'Europa


A Pavia nevicò con una colonnina attorno ai -1°/-2°C, ed in totale caddero 60cm, accumulo che si posizionò in 2° piazza dopo l'evento del 1911:

L'articolo de "La Provincia Pavese" del 18 Gennaio 1933

 

Ecco un'altra foto storica, riprendente uno scorcio di Strada Nuova:

Foto storica di Strada Nuova, anno 1933


L'Inverno 1934/1935
presentò un’altra grande ondata di gelo, specie a metà Gennaio, quando la nostra città registrò nuovamente minime ben inferiori ai -10°C.

Poi, tra il 13 ed il 15 Dicembre del 1935, una distensione lungo i paralleli dell'alta pressione consentì l'afflusso di gelide correnti d'estrazione polare-continentale, le quali posero le basi per un'intensa nevicata. Come? Con una classica, ampia struttura depressionaria, che trovò perno sulle bocche di Bonifacio.

La situazione barica del 13 Dicembre 1935 sull'Europa La situazione barica del 14 Dicembre 1935 sull'Europa La situazione barica del 15 Dicembre 1935 sull'Europa


Pavia venne imbiancata da altri 49cm, con una colonnina di mercurio attorno a -1°C per gran parte dell’evento:

L'articolo de "La Provincia Pavese" del 15 Dicembre 1935

 

Non sono molte ed anzi, sono assai poche le testimonianze giornalistiche meteorologiche dell’epoca, ben più indirizzate a riempire le testate di notizie riguardanti gli eventi del regime Fascista.

Tuttavia, degli Inverni che seguirono possiamo sottolineare l’ondata di gelo del Gennaio 1938 (-10.2°C il giorno 6), del Gennaio 1939 (-10.2°C a Capodanno, -11.6°C il 9), l’intero Gennaio 1940 (svariate minime negative in doppia cifra), il Gennaio ed il Febbraio 1941, il Febbraio 1942 (-13.2°C il 3), il Gennaio del 1943 (-13.2°C il 18), il Gennaio del 1945 (ancora molte minime <-10°C a Pavia).

In pratica, dal 1929 si era aperta una fase gelidamente dinamica, all’interno della quale si potevano rintracciare moltissime minime sotto i -10°C: anzi, potremmo dire che in quasi ogni stagione invernale era la norma il raggiungimento di almeno un -10°C a Pavia!

L’Inverno 1945/1946 trascorse nella media del periodo, con minime abbondantemente sottozero e qualche nevicata moderata fino a quote di pianura.

Poi, arrivò il “grande Inverno” del 1946/1947.

In questa seconda stagione invernale post-guerra, il gelo e la neve interessarono vaste aree del centro-nord Italia: all’inizio di Gennaio la colonnina di mercurio precipitò sotto i -10°C, con una minima assoluta di -15.1°C registrata a Pavia il giorno 7. Merito delle più pure correnti d'aria artico-continentale, le quali si soffermarono in modo particolare sui Balcani.
Febbraio esordì con un -7.5°C il giorno 1, ed un -10.1°C il giorno 2, ma tra il 4 ed il 5 Febbraio andò in scena un rilevante episodio nevoso, caratterizzato dalla formazione di un minimo depressionario ad occhiale.

 

La situazione barica del 3 Febbraio 1947 sull'Europa La situazione barica del 4 Febbraio 1947 sull'Europa La situazione barica del 5 Febbraio 1947 sull'Europa


Tale evento accumulò 56cm a Pavia, 73cm a Voghera ed addirittura un’ottantina di centimetri nelle aree al confine con l’alessandrino.

Ecco come si presentò Strada Nuova una settimana e mezza dopo la nevicata:

Strada Nuova nel 1947


A Pavia, l’intera stagione chiuse con un accumulo nivometrico ben superiore al metro e con una temperatura media invernale davvero gelida, la cui serie iniziò il 13 Novembre, con un -3.4°C, e terminò solo il 12 Marzo, con un -2.8°C!

L'articolo de "La Provincia Pavese" del 2 Febbraio 1947



Bene, per oggi abbiamo fatto una certa descrizione delle stagioni invernali più rilevanti dal 1870 al 1950 circa. Martedì prossimo, 27 Marzo, scopriremo l'andamento delle stagioni invernali successive, che hanno caratterizzato la seconda metà del XX secolo, fino al 1984. L'appuntamento è dunque per la prossima puntata!



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Ancora neve, ma poi arrivò il triennio del buio

Dopo l’eccezionale stagione invernale 1984/1985, l’Inverno 1985-1986 vide ancora una notevole presenza della neve, con molte nevicate tra Gennaio e Febbraio: tra il 29 ed il 30 Gennaio 1986 caddero 35cm di neve fresca, seguita da altri 3 episodi a Febbraio, il principale dei quali il giorno 17, con 12cm. Il 1° Marzo si festeggiò l’ingresso nella Primavera meteorologica, con una nuova nevicata da 28cm!

La situazione barica in Europa il 30 Gennaio 1986 La situazione barica in Europa il 17 Febbraio 1986 La situazione barica in Europa il 1° Marzo 1986

La stagione 1986-1987 tirò notevolmente il freno a mano, con un’unica fase nevosa tra il 10 ed il 13 Gennaio, quando caddero circa 35cm di neve fresca: a nemmeno 1 anno e mezzo dalla mia nascita, mi ritrovai a costringere mio fratello ad un’uscita sulla neve con il bob:

Io e mio fratello, il 30 Gennaio 1986


Poi arrivò quello che un appassionato di neve non vorrebbe mai vivere, e cioè “il triennio del buio”.

Durante le intere stagioni invernali 1987-1988, 1988-1989, 1989-1990, la nostra città non riuscì ad apprezzare l’armonia di una nevicata invernale: il clima risultò piuttosto mite, ed al posto del classico biancore della neve prese il sopravvento l’autunnale grigiore della nebbia.

In effetti, dando solo un’occhiata alla situazione barica di queste 3 stagioni, si evince una classica situazione di AO+++, con un Vortice Polare ben compatto alle alte latitudini ed un altrettanto Anticiclone delle Azzorre pienamente disteso sull’Europa centro-meridionale. D'altronde si sa, quando il Vortice Polare si approfondisce, richiama le aree anticicloniche alle nostre latitudini, le quali tendono a stazionare, anche per intere stagioni, sul Mediterraneo.

La situazione barica in Europa durante l'Inverno 1987/1988 La situazione barica in Europa durante l'Inverno 1988/1989 La situazione barica in Europa durante l'Inverno 1989/1990


Così, all'età di 2 anni, dovetti salire in alta montagna pur di ritornare in un'atmosfera nevosa..

Io nel 1887


Dopo una serie di Inverni molto nevosi e dinamici nella prima metà degli anni ’80, seguì dunque un periodo decisamente avaro di nevicate, le quali non si fecero vedere a Pavia per ben 3 anni consecutivi! Si iniziò allora a parlare di cambiamenti climatici, di GW (Global Warming) e di AGW (Antropic Global Warming): dov’era finita la magica poesia della dama bianca?


Gli Inverni dal 1990 al 1996: poca neve

Nell’Inverno 1990-1991 la neve tornò a baciare la nostra città, con i suoi appassionati che poterono finalmente tirare un gran sospiro di sollievo: la nevicata più prolifica in termini di accumulo fu quella dell’8 Dicembre, quando caddero una ventina di cm in città. Poi alcune brevi apparizioni a Febbraio, per concludere con quella storica di Aprile.

Articolo de: "La Provincia Pavese" del 18 Aprile 1991 Articolo de: "La Provincia Pavese" del 18 Aprile 1991

Già: dopo una nevicata in Aprile nel 1911, esattamente 80 anni dopo la situazione si ripetè: il giorno 17, un’imponente irruzione fredda continentale fece precipitare la temperatura, dai 16°C del mattino fino agli 0°C della sera: la pioggia si trasformò ben presto in neve, e durante la serata caddero quasi 4cm sulle piante e sulla vegetazione già risvegliata.

La situazione barica in Europa l'8 Dicembre 1990 La situazione barica in Europa il 17 Aprile 1991 La situazione termica ad 850hPa in Europa il 17 Aprile 1991

I seguenti 4 Inverni trascorsero con poca neve, ma presente, seppur in modo assai modesto e locale, in tutte le stagioni: l’Inverno 1995-1996, vide invece una netta ripresa dei fenomeni, con l’ottima nevicata di Capodanno, del 5 e del 6 Gennaio. Tuttavia, il vero evento sopraggiunse durante la successiva stagione invernale..


Il Burian del Capodanno 1997

L’Inverno 1996-1997 si sintetizzò in un’unica, grande e spettacolare nevicata, innescata grazie all’afflusso dello straordinario vento di Burian.

Occorre prima però chiarire che cos’è il Burian (o Buran o Burano): esso è un vento davvero gelido che spira da NE sulle steppe ed i bassopiani della Siberia, e talvolta può spingersi tra Mongolia e Kazakistan: con grande difficoltà, tale vento può raggiungere il Mediterraneo orientale, e pertanto non può essere considerato un vento appartenente alla nostra climatologia.

L’unica configurazione barica in grado di poter convogliare aria siberiana con queste caratteristiche in direzione dell’Italia, è un Anticiclone termico piuttosto ben strutturato, che dalla Bielorussia tenda ad estendersi fin verso le pianure asiatiche: solo in questo modo, lungo il bordo orientale e poi meridionale dell’alta pressione potrebbero scorrere quegli impulsi d’aria gelida, prevalentemente d’estrazione polare-continentale, capaci di far rabbrividire gran parte del nostro bel paese.

Tutto ciò accadde nella terza decade del Dicembre 1996: poco dopo il S.Natale, la formazione di questo ponte anticiclonico alle alte latitudini promosse l’afflusso di gelide correnti polari-continentali, le quali scivolarono lungo il bordo meridionale dell’alta pressione, i cui massimi barici stazionarono tra le isole Britanniche e la Scandinavia meridionale.

La situazione barica in Europa il 31 Dicembre 1996 La situazione barica in Europa il 1° Gennaio 1997 La situazione barica in Europa il 2 Gennaio 1997

Il giorno 28, nonostante un buon soleggiamento, la colonnina di mercurio a Pavia non riuscì a salire sopra lo zero.

Nel frattempo, la discesa gelida sul Mediterraneo aveva promosso una certa ciclogenesi, la quale stava per inviare umide correnti meridionali in direzione della pianura Padana.

La mattina del 30 Dicembre, Pavia si svegliò con un cielo nuvoloso: verso le 14 iniziò una moderata nevicata, la quale insistette fino a mezzogiorno del 31 Dicembre: al suolo si poterono già contare 17cm.

Mentre il sole parve prendere il sopravvento attorno alle 15, alle 17 un nuovo ispessimento della coltre nuvolosa regalò dal cielo altri fiocchi bianchi, i quali si mischiarono ai festeggiamenti del nuovo anno, tingendo di bianco il primo giorno del 1997. In meno di 12 ore caddero altri 20cm i quali si sommarono ai 17 precedenti.

Nella sera del 1° Gennaio 1997 l’arrivo di una cirraglia piuttosto estesa presagì l’avanguardia di un altro sistema frontale: ed infatti, dopo una mattinata fredda e nuvolosa, alle 13 del 2 Gennaio una nuova nevicata interessò Pavia, accumulando fino alle 23 di sera altri 17cm. Il totale risultante fu di 54cm complessivi, racimolati in 3 “impulsi nevosi” distinti.

Ecco una tabella contenente gli articoli di maggior spicco de "La Provincia Pavese" dell'epoca: come per il 1985, vale la stessa regola: passando sopra una foto più piccola con il mouse, essa vi comparirà nella finestra più grande. Da qui, potrete comodamente cliccarvici sopra, e leggere la notizia con un formato decisamente più leggibile.


2 gennaio 1997

2 gennaio 1997

2 gennaio 1997

2 gennaio 1997

2 gennaio 1997

3 gennaio 1997

3 gennaio 1997

3 gennaio 1997

La neve a Pavia

La neve a Meconico

La neve a Varzi

La neve a Vigevano

La neve a Voghera


Gli ultimi inverni del XX secolo

Gli ultimi 3 Inverni del vecchio millennio non destarono grande attenzione, se non il 1999-2000, anno nel quale ci fu solo un breve episodio di pioggia mista a neve per tutta la giornata del 22 Novembre, con un accumulo finale di 0.0cm.
Il 1999, tra l'altro, presentò diverse situazioni meteorologiche problematiche: tra Natale e Capodanno quel che rimaneva di un ciclone tropicale colpì le isole Britanniche e la Francia, con raffiche di vento che superarono i 180km/h a Parigi, ed addirittura i 200km/h a Saint Denis! Generalmente, un Inverno tempestoso per le alte latitudini implica un Vortice Polare ben compatto, con conseguente carenza di emozioni alle nostre latitudini.

La situazione barica in Europa durante l'Inverno 1999/2000 La tempesta del Natale/Capodanno 1999 su isole Britanniche, Francia e Germania


Il nuovo millennio

Dal 2000, la nascita del nostro Osservatorio di Pavia C.na Pelizza poté iniziare a raccogliere dati nivometrici, disponendo della classica “tavoletta di legno”, da ripulire ogni 24 ore in caso di precipitazione nevosa.

La nevicata di Natale, 25 Dicembre 2000

Il primo Inverno del nuovo millennio presentò 5 nevicate, scandite tra Dicembre, Gennaio, Febbraio e Marzo: probabilmente molti di voi (me compreso) ricorderanno la Vigilia di Natale del 2000, quando iniziò a nevicare verso le 13, e proseguì per tutta la giornata e la notte di Natale. La mattina del 25 l’accumulo fu 12.0cm. Seguirono altre, deboli nevicate, fino ad arrivare a quella del 2-3 Marzo, quando caddero poco meno di 10cm.

I 3 Inverni seguenti furono piuttosto avari di precipitazioni nevose, ma comunque con qualche nota significativa: nella stagione 2001/2002 entrò in scena uno strepitoso ingresso d'aria polare-continentale, dagli effetti simil-burianici, che nel pomeriggio-sera di S. Lucia sconvolse la nostra città con venti superiori ai 70km/h, temperatura sottozero e neve orizzontale:

La situazione barica in Europa il 13 Dicembre 2001 La situazione termica ad 850hPa in Europa il 13 Dicembre 2001


Ultimi anni: una certa ripresa?

Dalla stagione 2004-2005 il volto bianco della meteorologia mostrò una certa ripresa, specie tra Febbraio e Marzo: tra il 20 ed il 22 Febbraio caddero quasi 10cm, ma l’evento di spicco fu un poderoso ingresso di aria artica-continentale il 28, quando si scatenò, in piena notte, una piccola ma vivace bufera di neve (d’entità imparagonabilmente inferiore rispetto a quella del 13 Dicembre 2001), che sedimentò al suolo 2.0cm. Tale afflusso artico si concretizzò in una gelida mattinata il 2 Marzo, quando Pavia precipitò a -7.4°C in assenza di effetto albedo: ciò costituì la base per un’intensa nevicata il giorno 3, con 12.5cm di neve in città, tutti accumulati con una temperatura sottozero (-1.8°/-0.4°C).

La situazione barica in Europa il 28 Febbraio 2005 La situazione barica in Europa il 3 Marzo 2005


La stagione 2005-2006 ci fece piombare indietro di molti anni, presentando un Inverno strepitoso: una prima nevicata il 26 Novembre, poi una da 10cm il 29, un temporale di neve (analogo a quello del 29 Dicembre 1981) nella notte tra il 2 ed il 3 Dicembre, una nevicata maestosa il 29 Dicembre, ed infine… la grande nevicata del 26-27 Gennaio 2006, quando Pavia tornò a superare il mezzo metro di neve!

Come vedremo dalla tabella riassuntiva finale, questa nevicata entrò di prepotenza nella “top ten” delle nevicate storiche di Pavia, piazzandosi al 9°posto con i suoi 54cm!

La storica nevicata del 26-27 Gennaio 2006 presso il nostro Osservatorio

Anche in questo caso la formazione di un ponte anticiclonico alle alte latitudini pose le basi per una retrogressione continentale, che andò ad interagire con flusso atlantico piuttosto basso, promuovendo una ciclogenesi sul Mediterraneo occidentale.

L’anno successivo.. zero fiocchi! Esattamente come accaduto tra il 1981-1982 (Inverno molto nevoso), ed il 1982-1983 (nessuna nevicata), anche il 2006-2007 non fece registrare alcuna precipitazione nevosa dopo un 2005-2006 con tantissime nevicate. Anche durante questa stagione invernale il Vortice Polare girò a palla, favorito da un netto raffreddamento stratosferico verso metà/fine Novembre, abbinato ad una QBO positiva (solo a Marzo ’07 mutò di segno), AMO positiva, PDO positiva. Il ciclo solare fu sì ad un minimo di attività, ma legato ad una QBO positiva portò ai noti effetti di compattamento del Vortice Polare.

Ci fu dunque una concomitanza di indici totalmente sfavorevole, che fu alla base di una stagione invernale da dimenticare.

Durante l’Inverno 2007-2008 ci fu spazio per una sola nevicata tra il 2 ed il 4 Gennaio: la sera del 2 iniziò a nevischiare debolmente, mentre giovedì 3 iniziò a nevicare in maniera moderata, con una temperatura di pochi decimi inferiore allo zero. Il 4 riuscì a nevicare fino al primo mattino, ma poi il rialzo termico indotto dalla spinta sciroccale trasformò la neve in pioggia: in totale la nostra città potè godere di 22.5cm al suolo, rapidamente fusi nei giorni successivi da un clima piuttosto mite.

Nella stagione 2008-2009, invece, la neve tornò assoluta protagonista, con una stagione che per molti versi assomigliò a quella del 2005-2006: 2 nevicate a Novembre, 2 a Dicembre, e soprattutto la grande nevicata del 5-8 Gennaio 2009, ripresa dalle foto di molti voi lettori, con ben 49.0cm all’attivo per Pavia. Eccone una di Alberto Zornetta:

Un'altra grande nevicata: i 49.0cm del 6-7 Gennaio 2009!


Anche il 2009-2010 mostrò un volto “antico”, con una lunga serie di nevicate tra il 17 ed il 22 Dicembre, seguite da una veemente presa di posizione di correnti di Libeccio, che ruppero un cuscinetto freddo davvero tosto, formatosi in seguito ad una delle più efficaci irruzioni d’aria artica-continentale.

Ecco una foto storica scattata da Alberto Zornetta, riprendente Piazza della Vittoria sotto la neve il 18 Dicembre 2009…

Piazza della Vittoria sotto la nevicata del 18 Dicembre 2009


..ed un’altra inquadrante il nostro Ponte Vecchio, nella sera del 19 Dicembre 2009, sempre a cura del nostro Alberto Zornetta:

Ponte Coperto, il 19 Dicembre 2009


Durante Gennaio ci fu occasione per varie fioccate, mentre Febbraio dimostrò la resa dell’Atlantico, il quale riuscì ad arrecare precipitazioni nevose fino a quote di pianura con una moderata perturbazione: infine, l’evento clou di quella stagione, la nevicata da oltre 33cm del 9-11 Marzo 2010.

L’Inverno 2010-2011 tirò i remi in barca, con 5 nevicate tra Novembre e Gennaio, ma nessuna di queste superiore ai 5cm: solo brevi spruzzate, dunque, in un contesto lievemente sopra media termica.

Arriviamo all’ultima stagione invernale, la 2011-2012: per molti versi, essa è sintetizzabile in una grande monotonia tra Novembre e Dicembre, ed in un vivace dinamismo tra Gennaio e Febbraio. I primissimi fiocchi stagionali comparirono la sera del 2, quando una certa omotermia indotta dalle precipitazioni continuative indusse un calo termico, con i fiocchi che scesero fino in città. Poi arrivò la “neve da nebbia” il giorno 18, ed infine l’evento più importante, in termini nevosi, a fine mese. Tra il 31 Gennaio ed il 2 Febbraio, Pavia fu ammantata da 16cm di neve freschissima, accumulati tutti quanti con una temperatura costantemente sottozero.

Ciò costituì la base per la storica ondata di gelo, che trovò l’apice la mattinata del 6, quando Pavia crollò a -14.4°C. Seguì un altro spunto nevoso il giorno 10, con 4.0cm, e la faccenda nevosa pavese si chiuse così. Globalmente, caddero poco meno di 22cm.
Ecco due begli scatti di Valentina Albinanti:

Il Naviglio ghiacciato nel Febbraio 2012

 

Il Ponte Vecchio, Febbraio 2012


E dunque, come sarà la stagione invernale 2012-2013? E quelle successive?

Innanzitutto, non si dovrebbe mai dare nulla per scontato in una scienza come questa. Nei primi anni del 2000 fu forte la convinzione che andando avanti con gli anni sarebbe nevicato sempre di meno sia in intensità che in frequenza sulle aree di pianura. La neve in montagna si sarebbe ridotta e confinata solo alle quote medio-alte.

Ciò trovò conferma per poco tempo, poiché a partire dal 2005 abbiamo assistito ad un notevole incremento delle precipitazioni nevose, con grandi nevicate nel 2006 (54cm) e nel 2009 (49cm). E’ tornato a farsi vedere il vero gelo siberiano (2012) a suon di minime negative in doppia cifra, ed interi paesi della pianura emiliana e romagnola sono stati sommersi da una quantità di neve localmente superiore al metro!

All’interno delle classiche oscillazioni climatiche, dunque, si potranno stagliare inverni dinamicamente nevosi seguiti da altri con poche emozioni: al momento, l’unico mezzo possibile per effettuare una previsione climatica stagionale, ben diversa da quella meteorologica a breve termine, è fare affidamento all’assetto generale dei più importanti indici teleconnettivi a nostra disposizione, quali l’ENSO, che valuta i cicli El Nino/El Nina, l’attività solare in termini di SunSpot Numbers, la QBO, la Brewer Dobson Circulation e la NAM.

Immagino che voi sarete curiosi di sapere come si stanno mettendo le cose per la prossima stagione invernale, ma adesso è davvero troppo presto per effettuare qualsiasi elaborazione e rischieremmo di studioapertizzarci non poco.

In ogni caso, nel corso dei prossimi anni, potremmo tornare ad aggiornare questa lunga storia d’unione d’intenti tra la neve e la nostra città.

Per concludere l’articolo, vi lascio con il grafico che riassume le più grandi nevicate che si ricordino a memoria d’uomo: come avrete potuto capire dall’ampia analisi, l’evento del 13-17 Gennaio 1985 è stato quello più intenso e spettacolare, con un tempo di ritorno di chissà quanti anni. Molto vicino il 2-3 Gennaio 1911. Terza piazza per gli oltre 60cm del 15-18 Gennaio 1933. All’interno di questa classifica storica, si staglia anche un anno appartenente al nuovo millennio: davvero apprezzabile, è il 26-27 Gennaio 2006, quando caddero la bellezza di 54.2cm, prontamente sciolti, nei giorni successivi, da piogge sparse e temperature miti.

Le 10 più grandi nevicate di Pavia dal 1880 ad oggi


Ed eccoci arrivati davvero alla fine di questa rassegna nevosa riguardante la nostra città: spero che racconti, foto, tabelle, immagini, articoli possano aver destato la vostra curiosità e possano avervi fatto trascorrere un po' di tempo in allegria e leggerezza.

Per concludere, vi ricordo la nuova sezione riguardante le TABELLE DELLA NEVE.

Ora invece, mi è d'obbligo ringraziare tutti coloro che mi hanno concesso un po' di materiale, e cioè:

  • "La Provincia Pavese", nella figura del Direttore Pierangela Fiorani
  • La Biblioteca Universitaria di Strada Nuova
  • Foto Trentani per la concessione delle foto storiche
  • Alberto Zornetta e Valentina Albinanti per la concessione delle foto più recenti
  • Roberto Valdata, autore del libro “Fioca, 100 anni di neve a Pavia” per le testimonianze dirette delle nevicate del 1985 e del 1997.
  • Ausilia Falsone, mitica compagna nei gelidi pomeriggi trascorsi in Biblioteca ad effettuare questa ricerca.
  • Come sempre, tutti voi lettori, che siete entrati a dare un occhio a questo lavoro


Tommaso Grieco
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L'inverno 1984-1985: la storica nevicata da 85cm!

Una stagione che tutti gli appassionati di meteo e di neve vorrebbero vivere: nessun segnale premonitore, poi il cambiamento, un’attesa spasmodica, gli occhi che corrono al primo lampione rintracciabile dalla finestra: momenti indelebili, scolpiti nella memoria.

Tutto ciò ebbero la fortuna di apprezzare appieno i meteoappassionati del 1985 (beati loro, il sottoscritto nacque 9 mesi più tardi..) stagione nella quale il grande Inverno continentale diede il meglio di sé su gran parte dell’Europa.

Un Inverno con tempi di ritorno ottantennali o secolari, che dimostrò l’indiscutibile primato della Natura meteorologica su qualsiasi tipo di velleità intellettuale umana.

Ma come iniziò la stagione che avrebbe condotto alla “Grande Nevicata”?

L’Inverno 1984/1985 partì decisamente sottotono: il mese di Novembre trascorse con un campo termico piuttosto superiore alla norma: in tutti e 30 i giorni, la minima in città non riuscì mai a scendere sottozero, avvicinandosi solo i giorni 18, 22 e 30. Le massime a Pavia superarono spesso e volentieri i 10°C, specie durante la prima decade, che addirittura vide valori non lontanissimi ai 20°C! Con una media finale di 8.6°C si andava a chiudere uno tra i mesi di Novembre più caldi degli ultimi decenni…

…Anche Dicembre non fu da meno: nella prima decade la temperatura si mantenne spesso positiva, con la prima minima negativa stagionale che a Pavia arrivò durante la mattinata del 9, con un effimero -0.4°C. In seguito, dal 13 al 22, si impose una lunga fase semizonale, con minime sempre positive e massime tra 7°/10°C.

Dunque, dov’era finito il classico rigore delle stagioni passate?

L’ultima decade vide un rientro in un clima più consono al periodo, ma la mattinata del 31 Dicembre presentò una nuova carta in tavola: la colonnina di mercurio precipitò infatti a -7.8°C.

Che cosa stava accadendo?

Tra la fine del 1984 e l’inizio del 1985, si verificò un potente episodio di Stratwarming, ovvero un anomalo riscaldamento della Stratosfera a latitudini polari: durante l’Inverno è normale assistere ad oscillazioni termiche nella Stratosfera polare, ma durante quella fase la circolazione permise numerosi ed incisivi attacchi alla struttura del Vortice Polare Stratosferico, con grande immissione di quantità di calore, indotto dal rinforzo delle aree anticicloniche alle alte latitudini, e dall’imissione di ozono innescato dalla notevole attività della BDC, ovvero della Brewer Dobson Circulation, quella particolare circolazione stratosferica meridiana in grado di trasportare grandi quantità di Ozono dalle aree equatoriali a quelle Polari.

Probabilmente, un particolare assetto dei principali indici teleconnettivi diede modo allo Stratwarming di sfoderare il meglio si sé: la QBO risultò negativa (con cambiamento di segno in Gennaio), l’attività solare fu ai minimi (Solar Flux = 72.5), il Ciclo ENSO fu dalla parte della Nina: da qui il NAM poté precipitare ad inizio anno su valori estremamente negativi a tutte le quote (fino a -4).

L’episodio di Stratwarming fu tale da riuscire a propagare i suoi effetti alla sottostante troposfera, provocando un sensibile rialzo termico in Groenlandia. Ciò contribuì ad imporre una circolazione piuttosto anomala, con la rottura del Vortice Polare sopra il Polo, e la sua sostituzione con un’alta pressione, la quale andò saldandosi all’Anticiclone delle Azzorre, ben meridianizzatosi in Atlantico.

All’inizio del 1985, tale assetto barico riuscì a veicolare verso l’Italia correnti davvero gelide, dapprima d’estrazione artico-marittima e successivamente d’estrazione artico-continentale. Dal 3 al 10 Gennaio le minime crollarono su tutta l’Italia, con punte di -18°C a Venezia, Pisa e Brescia, -21°C a Firenze (ove gelò l’Arno in alcuni punti) e -22°C a Piacenza.

Il 3 Gennaio apparve quest'articolo sul nostro quotidiano "La Provincia Pavese":

Un articolo del 3 Gennaio 1985 de "La Provincia Pavese"


Furono giorni nei quali i valori di geopotenziale risultarono decisamente bassi, e le isoterme raggiunsero i -40°C a 500hPa ed i -15°C ad 850hPa.

Tra l'8 ed il 9 Gennaio la colonnina di mercurio si fece ancora più bassa, ed il grande freddo trovò largo spazio nel nostro giornale locale:

Un articolo dell' 8 Gennaio 1985 de "La Provincia Pavese" Un altro articolo dell' 8 Gennaio 1985 de "La Provincia Pavese"
Un articolo del 9 Gennaio 1985 de "La Provincia Pavese" Un altro articolo del 9 Gennaio 1985 de "La Provincia Pavese"


A Pavia la minima assoluta si registrò il 10 Gennaio, con un roboante -14.7°C, valore che si avvicinò ai -15.7°C del 16 Febbraio 1929 e del Febbraio 1895, ed ai -15.4°C del 16 Febbraio 1956.

Tornando alla cronaca, dopo le maestose irruzioni gelide da NE tra il 4 ed il 10 Gennaio, tra l’11 ed il 12 una modesta campana anticiclonica con perno sull’Europa centrale mantenne condizioni di stabilità, seppur con gelo potente, che promosse la prosecuzione della fase di giornate di ghiaccio, iniziata il 6 Gennaio.

La situazione barica in Europa il 3 Gennaio 1985 La situazione termica in Europa il 3 Gennaio 1985 La situazione barica in Europa il 6 Gennaio 1985 La situazione termica ad 850hPa in Europa il 6 Gennaio 1985
La situazione termica ad 850hPa in Europa il 7 Gennaio 1985 La situazione barica in Europa il 9 Gennaio 1985 La situazione termica ad 850hPa in Europa il 9 Gennaio 1985


Domenica 13 Gennaio, l’alta pressione europea salì ulteriormente di latitudine, e si legò con l’alta pressione russo-siberiana: la discesa di correnti gelide da NE, andò a confluire con infiltrazioni d’aria molto umida atlantica. L’interazione tra diverse masse d’aria portò alla formazione di un primo vortice ciclonico poco lontano dalla Sardegna.

La situazione barica in Europa il 14 Gennaio 1985 La situazione barica in Europa il 15 Gennaio 1985 La situazione termica ad 850hPa in Europa il 15 Gennaio 1985


"La Provincia Pavese" dedicò una pagina intera alla grande ondata di gelo nell'appuntamento domenicale:

Un articolo del 13 Gennaio 1985 de "La Provincia Pavese"


Ma adesso, al fine di entrare nel vivo della dinamica, e di poter, almeno parzialmente, assaporare ed immaginare l’evento, lascio la parola all’amico appassionato Roberto Valdata, oggi direttore RAI, scrittore di emozionanti libri sulle nevicate di Pavia.

Ecco il suo racconto integrale tratto dal libro “Fioca, 100 anni di neve a Pavia”.

Il 13 Gennaio 1985 era una Domenica. Una Domenica come tante altre domeniche d’inverno. Nel pomeriggio erano previste le partite di calcio dei campionato di tutti le serie. I cinema avrebbero proiettato i film del momento; in televisione l’inossidabile “Domenica In” avrebbe riempito il pomeriggio di 4-5 milioni di italiani. Pochi erano partiti per le località sciistiche. Ciò era dovuto al fatto che tutta l’Italia settentrionale (ma non solo) era preda, ormai da due settimane, di una delle maggiori ondate di gelo del secolo. La temperatura del 12 Gennaio registrata a Pavia era stata di -14.0°C, mentre la massima dello stesso giorno non aveva superato i -7°C. Da ben 210 ore consecutive la temperatura registrava valori negativi, da quando cioè il pomeriggio del 4 Gennaio, verso le ore 17, il termometro era sceso sotto lo zero.

Quei giorni che vanno dal 4 al 13 Gennaio erano stati tra i più freddi in assoluto del secolo. L’ondata di gelo era calata improvvisamente negli ultimi giorni del Dicembre 1984, subito dopo Natale, e dopo un autunno ed un inizio Inverno a dir poco miti. Un po’ tutt’Italia aveva risentito di questo freddo, una volta tanto davvero polare, dal momento che le correnti che lo alimentavano scendevano direttamente dalle più alte latitudini del circolo polare, passando per le grandi steppe siberiane, irrompendo nelle pianure dell’est europeo per giungere sul Mediterraneo dalla bocca di Trieste e dell’Istria. Colpiva tanto l’intensità quanto la persistenza del freddo…

“…Queste correnti gelide imperversavano dall’inizio dell’anno su tutta l’Italia provocando ripetute ondate di maltempo accompagnate da freddo e tempeste di neve. Il giorno 6 Gennaio, Roma era stata investita da un’improvvisa nevicata. Pochi centimetri erano bastati a mettere in crisi l’intera città; la neve, asciutta e gelata, aveva trasformato le strade in piste da ghiaccio, paralizzando la capitale; ne erano seguite, come sempre, polemiche e sfottò di circostanza. Al nord, in quei giorni, si sopportavano temperature assai più rigide, ma senza neve. Nella settimana dal 6 al 13 Gennaio il cielo era stato quasi completamente sereno. Già lunedì 7 Gennaio la temperatura scese a -13°C, e si annunciavano minime ancora più basse. Il freddo era tangibile ma poco visibile. La brina era quasi inesistente poiché l’aria fredda, molto secca, non ne permetteva la formazione. Solo gli specchi d’acqua, grandi o piccoli, davano l’esatta dimensione del freddo apparendo tante superfici vetrate perfettamente lisce. Mercoledì 9 Gennaio, un articolo de “La Provincia Pavese” esce corredato da una foto che mostrava il Naviglio parzialmente gelato dopo più di 100 ore di temperatura negativa (come accaduto anche nel nostro Febbraio 2012..).

Nel frattempo, la città cominciava a patire i primi disagi dovuti al gran freddo: molte tubature erano congelate, il consumo di metano era salito a 500000 m3 contro i 350000 medi, mettendo in pericolo l’erogazione; molte scuole faticavano a fornire un riscaldamento adeguato alle aule. Un quadro di normale disagio di un normale inverno padano. La situazione non era certo migliorata nei giorni successivi. Al freddo, sempre pungente, si era “finalmente” aggiunta la brina; la città era diventata un enorme freezer acceso 24 ore su 24, ma meglio così: il sole abbagliante dei giorni precedenti, con quelle temperature estreme, aveva sparso una sottile inquietudine nei pavesi, come di fronte ad un fenomeno ignoto. La brina dava al paesaggio un immagine molto più rassicurante a chi è abituato, d’inverno, a nebbioni e non a sole e cielo terso.

Sabato 12 Gennaio, nel pomeriggio, erano apparse in cielo delle nubi, ma erano sottili e alte, velavano appena il cielo. Al mattino della Domenica il cielo era invece grigio, ma di una nuvolosità non compatta. Le nuvole giunte durante la notte avevano rallentato l’escursione termica, tanto che il termometro all’alba, nel momento più freddo, segnava “solo” -7°C, più o meno la stessa temperatura del giorno prima alle 17. La mattina trascorse tranquilla. La gente si metteva in coda ai lavaggi delle auto che, dato il freddo, si erano ormai trasformate in curiose sculture di ghiaccio; nel centro della città camminavano pochi pedoni ancora infreddoliti, ma nelle conversazioni si notava un certo sollievo per il rialzo della temperatura, e molti si azzardavano nel dire che ormai il freddo aveva le ore contate. A questo proposito va detto che le previsioni meteo di quei giorni, seguitissime, davano segnali confusi e spesso contradditori. Per tutta la settimana le previsioni sull’ondata di freddo erano state concordi, ma nessuno si era azzardato a fare pronostici sulle precipitazioni; si parlava genericamente di un’attenuazione del freddo nella settimana entrante e di una sua ripresa verso la fine del mese.

A mezzogiorno di Domenica 13 Gennaio, tra le nubi, apparve per breve tempo il disco solare, senza contorni definiti, come se una lastra di vetro opalino lo ricoprisse. Alle 13 il sole era di nuovo scomparso ed il cielo si era fatto completamente grigio; una leggera foschia aleggiava nell’aria. Un’ora dopo, verso le 14, si videro cadere i primi fiocchi di neve; lo notarono in pochi poiché i fiocchi erano molto piccoli, più simili a capocchie di spillo che a veri e propri fiocchi di neve e assai scarsi. Il cielo era completamente coperto e la temperatura era salita a -4°C.

Alle ore 15 la precipitazione aumenta leggermente di intensità. Un sottile strato di neve si è già depositato ovunque, dai tetti alle strade. Solo l’asfalto resiste con il suo colore. La neve, non bagnata, sul fondo gelato stenta in un primo momento a fermarsi. Lo spostamento d’aria creato dalle automobili provoca dei vortici in cui i fiocchi vengono trascinati da un lato all’altro della carreggiata, come fossero stelli filanti. Solo ai lati della strada e nel centro, in prossimità della linea bianca, la neve si deposita subito e accumula quella che sfugge al passaggio delle auto. Alle 17, a buio quasi completo, la temperatura sale a -3°C, mentre sono già caduti 3.0cm di neve. In serata la precipitazione si intensifica, ma in modo molto graduale e senza grandi punte di intensità che possano far pensare ad una grande nevicata. Alle 19 la città è avvolta completamente dalla neve, una neve soffice, morbida e lenta.

I passanti nel centro storico si muovono con attenzione. La neve si è schiacciata ed appare un pack compatto che scricchiola sotto i piedi. Chi intenda muoverla dal parabrezza dell’auto può ancora soffiarla via, senza trovarvi una sola goccia d’acqua. Alle 20 la temperatura si è ormai stabilizzata a -2°C, un valore in assoluto basso per una nevicata in pianura, ma assai alto rispetto alle temperature dei giorni precedenti alla medesima ora.

Dopo le 22 la precipitazione si intensifica per raggiungere il culmine di intensità che rimane inalterato per buona parte della notte. A mezzanotte sono caduti 20cm; alle 3 di notte di Lunedì 14 Gennaio 25cm, alle 5 la neve, lentamente, gradualmente, inizia a diminuire. Alle 6 del mattino, quando sono caduti 28cm, la precipitazione si interrompe bruscamente per poco più di un quarto d’ora. Poi riprende con l’intensità precedente, ma in lenta diminuzione. Alle 7.30, quando si spengono i lampioni, vi sono almeno 30cm di neve e la temperatura è salita ancora di un grado, sino a -1°C.

Alle 8 nevica ancora, ed i cm diventano 32. I mezzi pubblici e privati si muovono con una certa lentezza, ma complessivamente il traffico sembra tenere. 30cm non sono il frutto di una nevicata di tutti i giorni, neanche di tutti gli anni, ma non rappresentano qualcosa di eccezionale per una città del nord. Alle 10 la temperatura sale a 0°C, mentre i centimetri raggiungono quota 33, valore ufficiale di rilevazione al termine di questa prima precipitazione.

Alle 11 i fiocchi si rimpiccioliscono e dimuniscono di intensità. La nevicata, lentamente, si va spegnendo. L’ultimo fiocco cade intorno alle 13, proprio mentre il termometro passa in positivo: è un momento storico. Dopo 235 ore consecutive la temperatura torna soprazero: dal 1947 non avveniva un così lungo periodo di gelo. Alle ore 16 un pallidissimo sole si affaccia tra le nuvole. Sembra proprio la fine.

E’ terminata la nevicata che ha messo il sigillo ad uno dei periodi più freddi del secolo. La città, seppur coperta da 33cm di neve, sembra ritornare rapidamente alla normalità.

Gli spazzaneve intensificano il lavoro per liberare le strade. Gli spalatori sono già all’opera. La temperatura rimane positiva sino alle 17, quando ridiscende a 0°C ma poco male, ormai non nevica più ed il sole, appena apparso, fa pensare ad una nottata tranquilla.

Alle 18 il termometro ridiscende a -1°C proprio mentre il colore grigio chiaro del cielo fa intuire una nuova copertura dello stesso; potrebbero essere nuvole, ma potrebbe essere anche un sottile strato di nebbia in quota; tutto sembra immobile, cristallizzato.

Il cielo è di un bianco opalino per il riflesso di tutta la neve con i lampioni della città, non c’è un filo di vento mentre il termometro rimane incollato a -1°C. Anche i trentatre cm sono rimasti lì, almeno nei punti dove nessuno ha ancora toccato la neve; il rialzo termico con il conseguente disgelo è stato breve e non sufficiente ad “afflosciare” la neve caduta che si mantiene leggera come farina..

Poi, accadde quello che non ci si sarebbe mai aspettato accadesse.

Alle 2.30 del 15 Gennaio si vedono cadere, attraverso i lampioni, dei piccoli fiocchi. Ricomincia a nevicare, e ci vuole poco tempo per capire che è una nevicata diversa dalle precedenti. La neve cade meno morbidamente, cresce subito d’intensità ed in poco più di tre ore cadono 8-10cm. Alle 7 di mattina nevica molto forte e un vento gelido spazza l’aria. La neve precipita dai tetti trascinata da improvvise folate. Nelle strade s’innalzano mulinelli di neve fresca che sembrano impazziti. Sembra di assistere ad una bufera di montagna, altro fenomeno abbastanza raro per le nostre pianure. Le strade sono di nuovo lastre di ghiaccio uniforme e compatto. Nevica forte fino alle 10, poi cala d’intensità ma non smette. La neve caduta durante la notte e la mattina si è aggiunta a quella del giorno prima, ed ha ormai superato i 45cm, sfiorando il mezzo metro. A mezzogiorno il cielo si rischiara, sembra che il sole possa per un attimo bucare le nubi; è un fenomeno assai frequente in montagna durante le nevicate; nelle ore più calde il cielo diventa di un bianco latte ed i fiocchi cadono insieme alla luce del sole che filtra attraverso uno strato che sembra vetro. La temperature è lì ad un passo dal diventare positiva, anche la precipitazione sembra diminuire d’intensità, ma è solo una piccola pausa.

Alle 14 dei fiocchi molto piccoli ma numerosi, intensi, continui, ricominciano a cadere, più forte che mai, sempre più fitti, sempre più numerosi.

Alle ore 15, con il sopravvento delle prime oscurità, la precipitazione aumenta ancora, i veicoli nelle strade diminuiscono. Gli spazzaneve faticano a mantenere le strade principali sgombre dalla neve che continua a cadere. Sulle strade meno battute ci si è ormai arresi: la neve cade con troppa intensità per poter passare ovunque con la stessa efficacia. Il centro storico è completamente avvolto dal bianco. Nessuna via, nessun vicolo, nessun marciapiede è rimasto nero d’asfalto. La neve lambisce i muri delle case, penetra in ogni cortile, avvolge e sagoma le aiuole. Dove il vento è favorevole, giunge fin sui gradini di casa, dentro i davanzali delle finestre, copre i ballatoi. Toglierla, serve a poco. In pochi minuti ogni superficie si ricopre e nuovi centimetri si aggiungono a quelli caduti. Alle 16.30 si accendono i lampioni di tutte le strade per illuminare uno scenario inconsueto, quasi irreale; la città è ormai sprofondata sotto più di mezzo metro di neve, e continua a nevicare intensamente! Il vento è calato d’intensità, non sibila più come al mattino simile ad una bufera, ma i fiocchi arrivano al suolo ancora veloci, quasi con veemenza.

Camminando nelle vie poco iluminate del centro storico si può avere quasi l’illusione che non stia nevicando. Ma i fari delle poche auto presenti in circolazione non lasciano dubbi: c’è più neve che aria attraverso quei fasci di luce. Alle 19.30 chiudono gli ultimi negozi, mentre la città, pressoché deserta, viene abbandonata ormai alla neve. I suoi abitanti sono quasi tutti in casa, dietro i vetri delle finestre a chiedersi stupiti quando smetterà ed a guardare allo stesso tempo strade, piazze, case che non hanno mai visto così, che quasi non riconoscono più. I cinema sono aperti, proiettano regolarmente, ma raggiungerli non è facile.

Corso Cavour è una striscia bianca uniforme di neve pressata, alta più di 20cm, che deborda fin negl’ingressi delle case; i passanti sono pochi e frettolosi. Escono dai portoni per recarsi nei pochi locali aperti. Anche i parcheggi sono semideserti, le auto si possono individuare ad una ad una. Avanzano goffe e lente; quasi tutte si muovono con catene che incidono appena sulla neve ghiacciata; quelle delle catene è uno dei pochi suoni che si ode in lontananza.

Il silenzio è la cosa più impressionante della città avvolta nella neve. Camminando con un ombrello si possono sentire i fiocchi asciutti cadere sulla tela e poi scivolare per terra. Le grondaie, che durante le nevicate umide gracchiano continuamente per la neve che si scioglie, quella notte tacciano come ammutolite. Nei marciapiedi dove non si è spalato, nei vicoli mal illuminati, nelle piazzette poco frequentate si sprofonda ormai oltre il ginocchio in una neve morbida e soffice che si può scalciare come fosse tanta farina caduta lì dopo essere passata attraverso un enorme setaccio.

E’ notte fonda, la notte tra il 15 ed il 16 Gennaio 1985, e la neve continua a cadere copiosa, incessante, si aggiunge a quella già caduta, ricopre quella che è stata spalata un po’ di ore prima, inutilmente. Ricopre le strade in cui non passa davvero più nessuno. Gli alberi della città sono diventati delle cattedrali bianche, con guglie gotiche che sfidano ormai le leggi di gravità. La neve evidenzia ogni piccolo ramo, sottolinea ogni dettaglio. I monumenti sono diventati grandi palle di neve uniformi e, i personaggi raffigurati, dei fantasmi irriconoscibili.

Sul Lungoticino gli alberi ricoperti di neve s’intrecciano tra loro, come se una mano si fosse divertita a costruire un enorme ricamo di zucchero filato. Quando si esce da un vicolo per svoltare in una piazza illuminata da grandi lampioni di luce arancio, si riesce ad avere la dimensione della nevicata che sta calando, come un sipario, lento, maestoso, sulla città.

E’ uno scenario che pochi hanno già visto perché a Pavia non nevica così da 20anni, forse da 30; qualcuno dice che non ha mai nevicato così, che non è mai caduta tanta neve e che la gente che abita questa città non l’ha mai vista come la sta vedendo adesso, in questa notte di Gennaio; chissà quanti anni dovranno passare per vederla un’altra volta così, chissà quando ci sarà un’altra notte di neve come questa notte, e molti che abitano questa città da tanti anni, che hanno visto molte nevicate (ma mai come questa), molti di loro sanno che forse non avranno modo di vederla mai più la loro città come in questa notte. In quella notte in cui la neve a Pavia raggiunge e supera i 70 centimetri di altezza, comincia a farsi strada la sensazione che si stia assistendo a qualcosa che difficilmente si dimentica. Non è più una nevicata, è qualcosa di eccezionale, di unico, forse di irripetibile. Ma la notte continua e continua a nevicare.

E’ l’alba di mercoledì 16 Gennaio. Nevica. Nevica ancora intensamente e non smette. Sono caduti, a partire da Domenica, 80 centimetri. Questa volta la città si è arresa. Nelle strade le auto sono ancora di meno. Le poche che circolano sono difficili da riconoscere. La maggior parte delle auto giace ai lati delle strade ed ormai si confonde con i marciapiedi. La neve copre le ruote ed ha raggiunto i cofani facendone un tutt’uno con la strada. Laddove passano gli spazzaneve si stanno accumulando tali quantità di neve che le auto risultano intrappolate ed irraggiungibili. Man mano che spingono la neve sui lati delle strade, anche gli spazzaneve riducono lo spazio su cui operare. Ormai è come se si fosse sparsa una sorta di rassegnazione mista ad euforia magica. Tutta la città è cristallizzata, come immersa in un enorme boccia di vetro con la neve, preda di un incantesimo. Bisogna che smetta, ed al tempo stesso, non dovrebbe smettere mai, perché quando smetterà l’incantesimo si romperà per sempre; finirà qualcosa di cui si parlerà per mesi, per anni, qualcosa che tutti ricorderanno anche se tra un po’ di mesi sarà di nuovo Primavera, e poi verrà il caldo, tornerà l’afa e ci saranno di nuove le zanzare nelle umide notte d’estate.

Ma adesso è mercoledì mattina, e nevica ancora. Quante ore son passate? 24? 36? No, sono di più, sono 3 giorni che nevica, e non smette. Alle 14 di mercoledì succede qualcosa. La temperatura sale, questa volta sale davvero sopra lo zero e si vede. La neve, per la prima volta, non è più asciutta com’era stato sino a poche ore prima, i fiocchi diventano grandi, diversi gli uni dagli altri, si appesantiscono e cadono un po’ goffi. E anche la neve caduta a terra ne risente. Si possono fare delle belle palle di neve finalmente, non si sfarinano nelle mani come accadeva il giorno precedente. E’ il segno che la neve sta diventando umida, e allora si può compattare nelle mani. Ci sono per terra quasi 85 centimetri di neve. Nel pomeriggio, pur continuando a nevicare, per la prima volta il manto di neve non cresce più. Gli ottantatre centimetri contengono l’aria, i fiocchi sono appoggiati uno sopra l’altro, quasi senza schiacciarsi. Adesso si inumidiscono, si schiacciano l’un l’altro, si appesantiscono e tutto il manto di neve si affloscia. Gli ottanta centimetri diventano settanta nel tardo pomeriggio e forse qualcosa di meno, ma sono ancora tanti. Dagli alberi la neve comincia a cadere. I rami iniziano a bagnarsi e la neve scivola, cade. Prima da qualche ramo isolato, poi sempre più intensamente in tutti i viali alberati. Sembra che gli alberi non vedano l’ora di scrollarsi di dosso tutto quel peso e di riprendersi la loro nudità. Poi di nuovo viene buio e continua a nevicare, anzi, riprende a nevicare forte. Ai bordi delle strade compaiono i primi schizzi di fango. Il pack cede, e l’asfalto sottostante non è più asciutto, è umido e sporca per la prima volta la neve.

Nei punti più battuti le catene montate sugli pneumatici delle auto incidono l’asfalto e tornano a far sentire il loro rumore; anche il muro del silenzio che la nevicata impone sta iniziando a cedere. Sono le 20, e nevica ancora. Anzi, un nuovo sottile strato si aggiunge alla neve caduta, ma non è più la stessa cosa. Si vede che qualcosa è cambiato. Non vi è più quell’aria satura di neve che univa cielo e terra come la sera precedente. La luce non è più la stessa. I contrasti incominciano ad emergere, e con essi i rumori ed i suoni. Il momento in cui la neve smette di essere asciutta e inizia la trasformazione in neve bagnata è come il risveglio da un bel sogno. La realtà riprende il sopravvento sulla fantasia e con essa si manifestano tutti i disagi a cui si andrà incontro, proprio come nella vita quotidiana.

Alle 22 gli spazzaneve riprendono a lavorare con vigore, sentono che questa volta possono avere la meglio perché la neve che sta ancora cadendo non riesce più a vanificare il loro lavoro. A mezzanotte la neve cade ancora, ma sta perdendo d’intensità. La temperatura è ritornata negativa ma l’incantesimo si è spezzato e non è più possibile tornare indietro; adesso arriveranno tutti i problemi che un fenomeno del genere comporta ad una città di centomila abitanti che ogni giorno deve muoversi, lavorare, andare a scuola e che, per un attimo, per scelta o per forza, si era fermata a contemplare se stessa in una dimensione diversa.

L’asfalto, nero, deve tornare ad essere la nostra unica, rassicurante superficie, anche se adesso sta diventando un pantano in cui sarà difficile avventurarsi. Smette di nevicare alle 3 di notte di Giovedì 17 Gennaio, ma non cessa completamente la precipitazione che diventa prima pioggia mista a neve e poi, nelle ultime ore della notte, solo pioggia. Ha nevicato per 48 ore consecutive; sommate alle 23 precedenti di Domenica e lunedì fanno 71 ore di precipitazioni in 4 giorni. Questa nevicata di 52.3cm è stata la 3° per intensità del secolo, dopo quella del 1911 (84.0cm) e del 1947 (56.0cm).

Fu questa l’ultima grande nevicata che ebbe modo di vivere mio nonno. Egli vide anche la grande nevicata del 1911, quando aveva solo 5 anni. Sicuramente, nel corso della sua vita, egli ebbe modo di veder cadere molta neve sulla sua città, ma io rimpiango, oggi, di non avergli mai chiesto se conservasse nella sua memoria di bambino qualche immagine di quel Gennaio di quasi un secolo fa.”


Ringraziamo Roberto Valdata per la concessione di questo suo racconto, dal quale si evince chiaramente la passione che egli ha nutrito durante quest'evento straordinario.

Ora, per completezza, presentiamo qui sotto una raccolta sintetica delle testimonianze giornalistiche dell'epoca, riprese dal nostro quotidiano "La Provincia Pavese": per cambiare l'articolo di interesse, basta passarvici sopra con il mouse. A quel punto, l'articolo da voi scelto apparirà nella finestra centrale, da dove sarà possibile cliccare per visualizzare l'articolo in un formato comodamente leggibile.

 

3 gennaio 1985

3 gennaio 1985

8 gennaio 1985

8 gennaio 1985

9 gennaio 1985

3 gennaio 1985

13 gennaio 1985

13 gennaio 1985

15 gennaio 1985

15 gennaio 1985

16 gennaio 1985

16 gennaio 1985

16 gennaio 1985

17 gennaio 1985

17 gennaio 1985

18 gennaio 1985

19 gennaio 1985

19 gennaio 1985


Terminata la stagione invernale per eccellenza, come furono gli anni che seguirono? Si ripresentarono eventi simili a cavallo del nuovo millennio? Ed oggi, qual è la linea di tendenza per i nostri prossimi Inverni? Di tutto questo proveremo a parlare durante il prossimo appuntamento, con la quarta ed ultima parte del nostro reportage storico.

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Le grandi nevicate della seconda metà del ‘900

Il giro di boa del XX secolo fu contraddistinto da un Inverno piuttosto anonimo, il 1950/1951, il quale offrì pochi spunti d’interesse, se non una breve ondata di gelo sul finire della seconda decade di Dicembre, con una minima assoluta di -7.8°C in città.

Anche le due stagioni successive trascorsero senza colpi ferire, mentre nel 1953/1954 tornò una circolazione barica che era divenuta piuttosto frequente negli anni ’30.

Tutto iniziò con la solita meridianizzazione dell’Anticiclone delle Azzorre in pieno Atlantico, con una propaggine sull’Europa settentrionale, lungo il cui bordo meridionale scorsero gelide correnti artico-continentali. Esse diedero la spinta per una ciclogenesi sul Mediterraneo centro-occidentale, con un minimo ad ampio raggio che il 5 Febbraio trovò perno poco a NE delle Baleari.

 

La situazione barica in Europa il 4 Febbraio 1954 La situazione barica in Europa il 5 Febbraio 1954 La situazione barica in Europa il 6 Febbraio 1954


La mattina del 4 Febbraio 1954, Pavia si risvegliò con -3.5°C, mentre la massima salì solo a -0.6°C. Il giorno 5 la minima crollò a -7.4°C, mentre la massima fu quella di mezzanotte, -2.6°C: a fine giornata l’altezza del manto raggiunse i 47cm: ecco 3 testimonianze dell'epoca:

La nevicata del 5 Febbraio 1954 ripresa da un articolo de "La Provincia Pavese" La nevicata del 6 Febbraio 1954 ripresa da un articolo de "La Provincia Pavese" La nevicata del 6 Febbraio 1954 ripresa da un articolo de "La Provincia Pavese"

L'inverno 1954/1955 trascorse tranquillo, senza i grandi scossoni indotti dalle gelide discese artico o polari continentali.

Nella stagione 1955/1956, invece, si presentò un’altra, poderosa ondata di gelo artico-continentale, la quale andò a raggiungere per intensità quella terribile del 1929.

Maggiormente in dettaglio, l’Inverno partì con un Novembre già piuttosto freddo, che registrò la sua prima minima negativa il giorno 17: l’apice dell’ondata si verificò la mattina del 27, con -4.7°C in città.

Dicembre 1955 trascorse con una temperatura media superiore alla norma di quasi un grado e mezzo, con poche gelate, tutte confinate alla terza decade: idem Gennaio 1956 che, pur mostrando più frequentemente una colonnina sottozero, chiuse i battenti con un gap positivo di quasi 1°C.

Ed ecco giungere al mese della grandiosa ondata di gelo del ’56: Febbraio.

Essa fu caratterizzata dalla pressoché totale mancanza di un episodio di “Stratwarming”, fenomeno che invece andò ad innescare la grande ondata di freddo del 1985 (come vedremo nella terza parte).

La circolazione sull’Europa assunse tutti i caratteri dell’eccezionalità: l’Anticiclone Russo-Siberiano si presentò in forma smagliante, così come volenterosa fu la tendenza dell’alta pressione azzorriana a spingersi fino alle latitudini polari.

La situazione barica in Europa l'1 Febbraio 1956 La situazione termica ad 850hPa in Europa il 2 Febbraio 1956 La situazione termica ad 850hPa in Europa il 15 Febbraio 1956 La situazione barica in Europa il 25 Febbraio 1956


Già durante i primi giorni di Febbraio molte località italiane batterono i denti, a causa dell’erezione di una stretta area anticiclonica che si distese lungo i meridiani tra Scandinavia ed Azzorre, con perno sulla Norvegia settentrionale: un potente nucleo d’aria artica-continentale poté allora scendere lungo il bordo orientale dell’alta pressione, ed abbattersi sull’Italia: il giorno 2 l’isoterma di -16°C ad 850hPa avvolse tutto il nord-Italia: il 3 Febbraio Dobbiaco toccò i -27.4°C.

Il gelo continuò ad assediare il nostro bel paese, e trovò l’apice a metà mese: il 12 Febbraio, mentre caddero 12cm a Roma, si toccarono i -21.2°C a Torino: il giorno successivo -17.8°C a Milano Malpensa, ed il giorno 15 -20.1°C a Bergamo, -18.6°C a Vicenza, -18.4°C a Verona.

A Milano Linate la minima si toccò il 16 Febbraio, con -15.6°C, mentre Pavia la raggiunse la mattinata del 15, con -15.0°C.

Tutto questo freddo venne sfruttato a dovere, con molte nevicate che tra il 17 ed il 21 Febbraio imbiancarono tutte le regioni del centro-sud Italia fino a quote di pianura! Per il nord-Italia, come spesso accade, il momento di vestirsi di bianco giunse qualche giorno dopo, ed infatti tra il 24 ed il 25 Febbraio 1956 Pavia registrò un’abbondante nevicata, che le diede in mano altri 48cm.

Si trattò di un evento di sicura eccezionalità, che andò a pareggiare, in termini termici, la precedente ondata di gelo del 1929: ecco la tabella riprendente le temperature di Pavia nel Febbraio 1956:

La tabella riprendente le temperature registrate a Pavia durante il Febbraio 1956

Dunque, le eccezionali ondate di gelo del 1929 e del 1956 colpirono la nostra provincia con una tempistica simile: le minime assolute si registrarono infatti il giorno 16 nel ’29, con -15.7°C, ed il giorno 15 nel ’56, con 7 decimi in più.

Risulta quindi non verosimile la testimonianza di alcuni articoli che uguaglierebbero le punte minime del 1929 e del 1956.

Mettendo a confronto le medie mensili, risulta più freddo per 1 solo decimo il Febbraio 1929 (-3.1°C) rispetto a quello del 1956 (-3.0°C): per Pavia si tratta in ogni caso dei 2 mesi di Febbraio più freddi degli ultimi 150 anni, davanti anche al famoso Febbraio 1895, che chiuse con una media di -2.9°C.

L’Inverno del 1956/1957 non destò particolari emozioni, ed il mese di Febbraio si rivelò l’opposto di quello precedente, con appena 4 minime negative, la più importante delle quali a -1.2°C il giorno 2. Addirittura, la media mensile del Febbraio 1957 risultò oltre 8°C maggiore rispetto a quella del 1956. Evidentemente gli “eccessi termici” erano frequenti anche molti anni fa..

Le stagioni invernali successive furono tutte piuttosto fredde, e caratterizzate da qualche nevicata di moderata intensità, ma non di portata rilevante al fine di venir pubblicata su testate giornalistiche.

Di particolare interesse, invece, fu l’Inverno 1962/1963: tra il 18 ed il 19 Novembre la nostra città fu interessata da una breve spolverata: dal 20 le minime si affermarono sotto lo 0°C, con una punta a -3.5°C il giorno di Santa Caterina.

A Dicembre tornarono ad affacciarsi configurazioni “antiche”, simili a quelle che avevano caratterizzato la “PEG” o Piccola Era Glaciale: continue irruzioni siberiane si mescolarono ad infiltrazioni atlantiche, le quali arrecarono strepitose nevicate sul centro-Italia.

La situazione barica in Europa il 24 Dicembre 1962 La situazione barica in Europa il 19 Gennaio 1963 La situazione barica in Europa l'1 Febbraio 1963


A Pavia nevicò debolmente il 12 ed alla vigilia di Natale, con raffiche sostenute da EST: poi il giorno 29, un buon afflusso umido regalò circa 10cm, racimolati tutti con una temperatura abbondantemente sottozero (-8.0°C la minima).

A Gennaio la dama bianca si presentò altre due volte, ma anche in queste occasioni sfiorò solo il nord-ovest italiano, e si concentrò al centro Italia: il 13 una spolverata regalò 2.0cm, mentre il 19 nevicò in modo un po’ più incisivo, con un accumulo al suolo che raggiunse i 10cm. Il manto riuscì a massimizzare il raffreddamento notturno, con una colonnina che precipitò a -11.5°C il 23 e -11.3°C il 25.

Anche Febbraio partì forte, con minime che tra l’1 ed il 2 scesero sotto i -10°C: il giorno 3 una blanda nevicata apportò circa 7.0cm, ed il giorno 4 mezzo centimetro.

Poi ancora il giorno 11, con 8.0cm, ed altre, brevi spolverate il 15 ed il 22 Febbraio.

In linea generale, i 3 mesi invernali trascorsero con medie mensili sottozero, a parte Dicembre con +0.1°C: tuttavia, non si posero le basi per le grandi nevicate sul nord-ovest italiano, in quanto Pavia accumulò circa 40cm in tutta la stagione. Discorso nettamente diverso, come detto, per i luoghi di villeggiatura estiva della Romagna, con oltre 130cm di neve a Rimini!

L’Inverno 1963/1964 fu piuttosto freddo, specialmente il mese di Gennaio, quando le minime riuscirono a scendere attorno ai -10°C.

Più in generale, gran parte degli Inverni pavesi degli anni ’60 trascorse con temperature medie inferiori alla norma, specie i mesi di Gennaio: le nevicate furono frequenti, ma non di grande rilevanza. Diciamo che era la consuetudine veder nevicare durante i 3 mesi invernali, ma che nessuna grande nevicata interessò la nostra bassa pianura padana occidentale.

Per tornare a fare i conti con una nevicata “massiccia”, dobbiamo spingerci all’inizio degli anni settanta.

La stagione 1970/71 presentò ancora un notevole numero di nevicate, ma stavolta piuttosto abbondanti. Dal 9 Dicembre le minime scesero quasi continuativamente sottozero, raggiungendo punte inferiori ai -8°C a Santo Stefano.

Meritevole di essere ricordato è il periodo compreso tra il 26 ed il 31 Dicembre 1970.

Ancora una volta fu determinante l’elevazione di latitudine dell’Anticiclone delle Azzorre, con massimi barici sull’Islanda: lungo il suo bordo orientale discese un nucleo d’aria artico-continentale, il quale invase tutta l’Europa centro-meridionale.

La situazione barica in Europa il 26 Dicembre 1970 La situazione barica in Europa il 27 Dicembre 1970 La situazione termica ad 850hPa in Europa il 29 Dicembre 1970 La situazione barica in Europa il 29 Dicembre 1970


Esso innescò una ciclogenesi sul Mediterraneo occidentale, la quale sfornò due perturbazioni per le nostre terre: la prima giunse tra il 26 ed il 27 Dicembre, e regalò un post-Natale con 44cm al suolo. Dopo una breve pausa il giorno 28, il 29 arrivò il secondo sistema frontale, il quale apportò altri 16cm di neve fresca: il totale giunse a quota 60.0cm.

La nevicata del 27 Dicembre 1970 ripresa da un articolo de "La Provincia Pavese" La nevicata del 29 Dicembre 1970 ripresa da un articolo de "La Provincia Pavese" La nevicata del 30 Dicembre 1970 ripresa da un articolo de "La Provincia Pavese"
La nevicata del 30 Dicembre 1970 riguardante Sannazzaro, ripresa da un articolo de "La Provincia Pavese" La nevicata del 31 Dicembre 1970, ripresa da un articolo de "La Provincia Pavese"


Come spesso accade in seno a tali configurazioni bariche, i giorni seguenti alla nevicata risultarono sereni, e di notte il raffreddamento per irraggiamento poté sfoggiare il meglio di sé. Così, il 3 Gennaio 1971 la minima scese a -10.4°C, ed il 4 addirittura a -12.1°C.

I primi 3 mesi del 1971 furono piuttosto freddi, specie Marzo, le cui minime sfiorarono i -8°C tra il 4 ed il 7, e le cui massime rimasero sempre inferiori ai 18°C. Se ci pensiamo, oggi i nostri mesi di Marzo sono contraddistinti, quasi sempre, da almeno 1 massima over 20°C..

Durante gli Inverni degli anni settanta, si assistette ad un incremento termico medio piuttosto sostenuto, specie se paragonato a quello dei decenni precedenti: ad esempio, a parte il 1979, nessun mese di Gennaio chiuse con una media negativa, o nessun mese di Febbraio chiuse con una media inferiore al grado. Anche i mesi di Dicembre risultarono particolarmente miti, specie quello del 1974, quando fu insolitamente frequente superare i 10°C di massima (addirittura 15.4°C l’8 Dicembre 1974).

Tuttavia, dopo una manciata di anni dall’ultima, grande nevicata che si abbatté sul centro-Italia (1963), si andava preparando una stagione d’oro per il nord-ovest italiano, caratterizzata da frequenti ingressi atlantici schietti e limpidi: si arriva allora alla stagione 1977/1978.

Dopo un’Estate ’77 piuttosto fresca, con nessuna massima over 30°C ad Agosto, seguì un Autunno sostanzialmente variabile, contraddistinto da un’alternanza tra fronti perturbati e periodi anticiclonici.

A Novembre, dopo una prima metà abbastanza mite, seguì un’irruzione favonica che pose le basi per una certa diminuzione delle temperature: la mattina del 20 la minima scese a -2.6°C in città, mentre la massima raggiunse i 5°C. Il giorno successivo arrivò la prima neve stagionale, con circa 11cm al suolo.

Nella terza decade di Novembre diverse località dell’Emilia poterono assaporare l’antipasto di una stagione invernale che sarebbe risultata davvero emozionante: a Bologna, il giorno 26, caddero quasi 40cm!

Dicembre ’77 si aprì all’insegna delle inversioni termiche, con il gelo e la nebbia che regalarono un’atmosfera pienamente invernale su tutte le pianure del pavese: il giorno 6, tornò la dama bianca, ed accumulò altri 14cm di neve fresca. Seguirono giornate di nebbia e gelo, con minime anche attorno ai -5°C. Poi arrivò il Natale, e fu caratterizzato da un’incursione di miti e secche correnti nord-occidentali, le quali imposero un pomeriggio dal sapore primaverile, con una massima che a Pavia toccò i 16.0°C!

Gennaio ’78 si aprì con temperature leggermente superiori alle medie, specie nelle massime, che superarono i 10°C il giorno 4, complice un nuovo effetto favonico indotto dalle correnti ruotate a NW. Una settimana dopo, invece, una nuova spinta atlantica, molto ben organizzata, riuscì ad innescare una ciclogenesi sul golfo Ligure, con richiamo di miti ed umide correnti sciroccali: la conseguenza fu l’arrivo di copiose nevicate su gran parte del nord-ovest italiano: Pavia accumulò quasi 33cm! In seguito prevalsero le piogge, e poi Gennaio trascorse sotto condizioni relativamente anticicloniche, con massime nuovamente superiori ai 10°C. Tra il 28 ed il 29 Gennaio, però, una nuova ondulazione meridiana con perno della depressione sulle isole Britanniche, riuscì ad arrecare un nuovo peggioramento sul nord-ovest italiano: dopo una mattinata del 28 con piogge sparse, localmente già miste a neve, l’intensificarsi della precipitazione diede modo all’aria fredda di scendere verso il basso, promuovendo le basi per un’altra, spettacolare nevicata, che accumulò a Pavia circa 15cm.

Tra fine Gennaio ed inizio Febbraio l’effetto albedo garantì temperature minime vicine ai -10°C, con l’apice raggiunto il 31 Gennaio con -9.8°C: furono giorni di grande gelo, nebbia e galaverna.

A parer di molti, si era ripresentato un inverno piuttosto ricco di eventi nevosi, pur non contraddistinto da temperature molto basse: il bello è che il clou stagionale sarebbe dovuto ancora arrivare..

Tra il 9 ed il 10 Febbraio, la collocazione di una vasta area alto-pressoria sul compartimento nord-occidentale del Continente, promosse la discesa di fredde correnti artiche, le quali vennero raggiunte da un respiro più mite dal medio Atlantico. Con una configurazione barica ormai divenuta rara, la neve tornò a conquistare le pianure del nord in modo sontuoso.

La situazione barica in Europa il 9 Febbraio 1978 La situazione barica in Europa il 10 Febbraio 1978 La situazione barica in Europa l'11 Febbraio 1978


Verso le 19 del 9 Febbraio 1978, timidi fiocchi iniziarono a vivacizzare l’atmosfera e a rendere più allegra la luce sotto i lampioni: nevicò moderatamente durante la notte, e poi intensificò il pomeriggio del 10. La grande nevicata terminò solo il pomeriggio dell’11 Febbraio, quando Pavia si ritrovò ammantata da 50cm di neve fresca!

La nevicata dell'11 Febbraio 1978, ripresa da un articolo de "La Provincia Pavese" La nevicata del 12 Febbraio 1978, ripresa da un articolo de "La Provincia Pavese"


Dopo questa grandiosa nevicata, i fiocchi tornarono il giorno 16, ma senza accumulare al suolo.

Nel complesso, l’intera stagione invernale 1977/1978 chiuse i battenti con quasi 130cm di neve cumulata. Davvero un’enormità, che, come vedremo, rimarrà in prima posizione negli accumuli stagionali da qui ai giorni nostri.

La stagione 1978/1979 subì una modesta frenata, ma riuscì comunque a nevicare diverse volte: Novembre fu contraddistinto da molte nebbie, con la 1° minima negativa che si registrò il giorno 9. Dicembre partì forte, con il freddo che portò le minime attorno ai -5°C. Il giorno 9 una leggera nevicata interessò anche Pavia, apportando poco più di una spolverata.

Nella notte del Capodanno 1979, una profonda depressione artica con perno poco lontano dall’Austria, pose le basi per lo sviluppo di una furiosa tempesta di vento, con le raffiche da NNE che superano i 75km/h anche in centro città: tale irruzione porterà dritto ad un clima decisamente più emozionante.

Il 4 Gennaio tornarono modesti fiocchi bianchi, mentre tra il 9 ed il 10, una moderata ondulazione atlantica permise la caduta di una nevicata piuttosto convincente, capace di regalare a Pavia 25cm.

In seguito Febbraio e Marzo non destarono particolari emozioni, e trascorsero anzi con temperature un po’ superiori alle medie del periodo (ben 10.2°C di minima il 14 Marzo).

Il 1979/1980 risultò sulla stessa lunghezza d’onda: poca vivacità tra Novembre e Dicembre, grande gelo a Gennaio, con nuovi spunti nevosi tra il 10 ed il 18, con Pavia che globalmente apprezzò 35cm al suolo.

In seguito, l’Inverno 1980-1981 risultò piuttosto anonimo, con 2 brevi nevicate, la più intensa delle quali estremamente in anticipo sulla tabella di marcia, con 8.0cm il 4 Novembre.

La situazione barica in Europa il 4 Novembre 1980 La situazione termica ad 850hPa in Europa il 4 Novembre 1980


Nell’Inverno 1981-1982, la neve tornò a registrare un ruolo da protagonista: nevicò molto in Dicembre, con oltre 30cm accumulati tra il 18 e la Vigilia di Natale. Tra il 28 ed il 29 Dicembre 1981 andò in scena un maestoso temporale di neve, con fulmini e tuoni che colorarono la discesa dei fiocchi in città.

La situazione barica in Europa il 29 Dicembre 1981 La situazione termica ad 850hPa in Europa il 29 Dicembre 1981


Solamente in quella circostanza, caddero a Pavia 37cm!

Dopo l’Inverno prolifico, ci fu un inverno disastroso, quello del 1982-1983, durante il quale non riuscì a cadere un solo fiocco sulle nostre aree di pianura.
Evidentemente, la Natura volle giocare con la circolazione atmosferica, per mostrare come, da un anno all’altro, le cose potessero cambiare assai radicalmente (in termini un po’ più scientifici, la combinazione dei vari indici teleconnettivi unita all’attività solare può radicalmente mutare da una stagione all’altra).
In effetti si trattò di una stagione invernale con un Vortice Polare a palla, e con un conseguente Anticiclone delle Azzorre ben stirato sull’Europa meridionale:

La stagione invernale 1982/1983: Vortice Polare a palla, nessuna emozione nevosa sul Mediterraneo

Al contrario, la stagione 1983-1984 regalò numerose nevicate, la più importante delle quali investì la città tra il 14 ed il 17 Dicembre, con oltre 30cm.

La situazione barica in Europa il 16 Dicembre 1983 La situazione termica ad 850hPa in Europa il 16 Dicembre 1983


A Gennaio nevicò altre 5 volte: dopo una breve spolverata attorno al 12, imbiancò copiosamente tra il 19 ed il 20, con oltre 15cm. Poi ancora il 21, con pochi centimetri, ed infine il 23.

A Febbraio s'impose un clima più mite, che però non impedì alla dama bianca di tornare a visitare la città: il giorno 21 caddero 2cm di neve piuttosto bagnata.

L'Inverno 1983/1984 terminò dunque senza grandi scossoni.

Ma a far parlare di sé fu senz’altro l’Inverno 1984-1985, del quale non possiamo far altro che aprire un’ampia parentesi: probabilmente molti di voi ricorderanno quella stagione, nella quale la neve fermò le attività quotidiane per diversi giorni.

Grazie al notevole contributo dell'amico e regista RAI Roberto Valdata, avremo modo di scoprire, martedì prossimo, l'esatta e dettagliata descrizione di quella storica ondata di gelo, seguita da un'altrettanta nevicata dai connotati..."supremi".

Appuntamento allora alla terza parte del reportage, interamente dedicata all'Inverno 1985!


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