La storia si ripete...

Il primo pensiero di Paviameteo corre dritto alle Famiglie delle persone che hanno perso la vita, e di tutti coloro i quali non hanno più le loro case ed i loro averi.

Come previsto da moltissimi centri d’analisi meteorologici, ufficiali ed amatoriali, quali il Centro Meteorologico Lombardo, l’Arpa Liguria, la Protezione civile e, nella nostra piccolezza, anche da Paviameteo, nel corso di martedì una serie di intensi temporali autorigeneranti ha devastato la Liguria di levante, con l’area tra La Spezia e Massa Carrara che ha subito i danni più ingenti.

I modelli matematici a nostra disposizione avevano dato ampie conferme circa la possibilità di un serio peggioramento tra Liguria e Toscana, evidenziandovi una convergenza dei venti al suolo assolutamente stazionaria: essa, unita alla dinamica del peggioramento, alle acque superficiali del Mediterraneo ancora piuttosto calde e con temperature sopra norma, ha dato il via libera a questi fenomeni di straordinaria intensità e persistenza.

La descrizione di tutto ciò che è accaduto la lascio ai servizi giornalistici e telegiornalistici.

Quello che invece mi preme effettuare, è una breve analisi sull’evento.

Partiamo da un dato di fatto: nel corso di martedì, su alcune aree della Liguria, si sono verificate piogge eccezionali: spesso questo termine viene utilizzato a vanvera dai mass media, ma in questo contesto è quello che descrive al meglio la situazione.

Gli accumuli giornalieri parlano da soli (Fonte ARPA Liguria):

Brugnato: 540mm

Calice al Cornoviglio: 455mm

Pontremoli: 450mm

 

Per rendere l’idea, basti pensare che in tutto l’anno 2001 Pavia ha accumulato 524.9mm; in tutto il 2003 526.7mm.
Da questa proporzione spicca l’entità dell’evento precipitativo: in 24 ore, a Brugnato, ha piovuto di più che in 365 giorni a Pavia!
Dunque, possiamo certamente additare questo evento come eccezionale.


Una domanda, tra le tante, che ci si può porre è: come mai, a fronte di numerose allerte, dettate anche dalla nostra Protezione Civile (probabilmente una delle migliori al Mondo), nessuno ha percepito il messaggio?

Evidentemente c’è un grosso problema di comunicazione sul nostro territorio: si dedica molto tempo alle superficialità, alle apparenze, all’estetismo, ma ci si concentra poco sui problemi concreti della nostra penisola e dei nostri cittadini.

La comunicazione, anche qualora fosse stata recepita, avrebbe dovuto essere concretizzata in azione.

Come? Con un ipotetico ordine di sfollare le aree maggiormente a rischio idrogeologico, oppure rendendo semplicemente consapevole ogni cittadino del rischio che avrebbe corso a mettersi in macchina.

Dunque, Prevenzione, Comunicazione ed Azione dovrebbero costituire il caposaldo di una società come la nostra.

Prevenzione: come? Innanzitutto, rendendo di dominio pubblico le aree che sono idrogeologicamente a maggior rischio, come indicato in queste tabelle:

Le principali aree a rischio di dissesto idrogeologico sull'Italia

Sintesi regionale del numero di comuni a rischio dissesto

Il nostro territorio è davvero sovraccarico di zone a rischio, tra Alpi, Prealpi, Appennini, aree sismiche..
Come ben evidenziato, la Val di Vara, le Cinque Terre e la Lunigiana sono tutte aree a grosso pericolo di dissesto idrogeologico.

Con le precipitazioni verificatesi tra Vernazza, Monterosso, Aulla, Brugnato, Calice al Cornoviglio e Pontremoli, era quasi inevitabile assistere a frane e smottamenti: certamente, dunque, la naturale conformazione del nostro territorio è stata la base per l'insorgenza di fenomeni distruttivi.


"La colpa", dunque, può essere relegata solo all'intensità dei fenomeni, unita al fattore naturale territoriale? Con questa domanda si sfocia negli altri due ambiti..

Comunicazione significa dar maggior spazio e soprattutto maggior credito alle vicende meteorologiche: basta con la disinformazione, con le vallette ed i giornalisti occasionali, ma sotto con persone capaci che possano fronteggiare eventuali tendenze meteo preoccupanti.

Azione, infine, significa attuare delle importanti modifiche territoriali che i nostri avi o i politici di oggi hanno evitato di porre in essere. Provate a pensarci.. ogni qual volta c’è un corso d’acqua, l’urbanizzazione esplode ed insiste in modo soffocante: si sono viste immagini assurde, nelle quali gli argini dei Fiumi erano costituiti dalle case! Se poi il paese si trova alla fine dell’impluvio, laddove confluiscono le acque, immaginate solo l’energia distruttiva che potrà svilupparsi..

In sintesi, va bene considerare questi eventi "eccezionali", poiché di eccezionalità si è trattata; va bene anche giustificarsi dietro l'ostilità del nostro territorio, ma alla fine noi non facciamo nulla per porvi rimedio, anzi, andiamo ad esaltare ancor di più una situazione già potenzialmente pericolosa, con un'urbanizzazione selvaggia e senza il minimo buon senso, con scelte politiche assolutamente discutibili.

E la Storia, che altro non è che il quadro dei delitti e delle disgrazie, perché non è considerata maestra di Vita?
L’alluvione del Polesine del 1951 (84 vittime), quello di Firenze del 1966 (34 vittime), quello del Piemonte nel 1968 (58 vittime), l’alluvione di Genova dell’Ottobre 1970 (35 vittime), della Valtellina nell’estate 1987 (53 vittime), il Piemonte nel 1993 e 1994, Sarno e Quindici nel 1998 (159 vittime), Valle d’Aosta, Piemonte, Liguria e Lombardia nel 2000… possibile che non abbiamo insegnato nulla?


Termino qui dicendo che, a mio parere c’è davvero molta strada da fare se si vuole voltare rotta: si deve meditare su questi eventi per effettuare una programmazione ragionata del sistema, e far in modo che disastri di questo tipo non dico non possano più accadere, poiché risulterebbe impossibile, ma quantomeno non vadano a privare le persone della loro Vita. Ci vuole maggiore impegno.

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