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Si parla di oltre diecimila vittime

Ciclone in Myanmar: è strage

Villaggi distrutti, 15mila vittime

Si è aggravato a cifre esorbitanti il bilancio del ciclone Nargis che ha investito il sud del Myanmar (ex Birmania). La furia della tempesta ha travolto interi villaggi, lasciando dietro di sé una scia di distruzione e di morte. Il ministro degli Esteri birmano Nyan Win parla di più di 10mila vittime e 3mila dispersi. Ma per l'agenzia Nuova Cina i morti sono ''almeno quindicimila''. Dichiarato lo stato di calamità in numerose zone.

Proveniente dal Golfo del Bengala e classificato nella categoria tre, il ciclone ha devastato abitazioni e seminato morte. La tempesta ha spazzato il sud della Birmania con venti violentissimi che hanno soffiato a una velocità fra i 190 e i 240 km orari. Forti danni a Yangon, ex capitale e maggiore città del Paese, dove l'erogazione di energia elettrica e le comunicazioni sono interrotte. In alcuni villaggi, sono state devastate il 70% delle abitazioni. Cinque regioni (Rangon, Irrawaddy, Pegu, Mon e Karen) hanno proclamato lo stato d'emergenza. La situazione peggiore sul delta del fiume Irrawaddy.

Tragico balletto di cifre
Intervenuto alla tv di stato, il ministro degli Esteri ha riconosciuto che le vittime del ciclone potrebbero superare le 10mila. Ma l'agenzia d'informazione cinese Nuova Cina cita "fonti ufficiali" secondo le quali le vittime del ciclone Nargis nelle due regioni di Yangon (il nome dato alla ex-capitale Rangoon dalla giunta militare al potere) e di Ayeyawaddy sarebbero almeno quidicimila. Le fonti affermano che la maggior parte delle vittime, diecimila, si sono avute nell'area di Bogalay e che altrettante persone potrebbero aver perso la vita nella vicina area di Laputta. Le persone date per disperse sono 2.375 ad Ayeyawaddy e 504 a Yangon, secondo le fonti citate da Nuova Cina.

Sulla sola isola di Haing Kyi, sempre nell' area di Ayeyawaddy, almeno ventimila case sono state distrutte, lasciando senza un tetto piu' di 92mila persone, secondo l'agenzia.

Via libera agli aiuti
Un portavoce Onu a Bangkok ha detto che le autorità militari birmane hanno dato il permesso alle Nazioni Unite di inviare aiuti di emergenza nel Paese sconvolto dalla catastrofe naturale. I primi aiuti partiranno subito. Un appello alla comunità internazionale per garantire assistenza e aiuti alle vittime è stato lanciato dalla Thailandia anche dagli esuli politici dell'ex Birmania. "Servono urgentemente esperti in disastri naturali, il regime militare non è in grado di garantire gli aiuti", ha detto Naing Aung, segretario generale del Forum for Democracy in Burma (FDB), sottolineando poi che "il regime deve permettere l'accesso immediato e senza limitazioni nelle aree disastrate alle ong e alle agenzie di aiuti".

Dall'Italia subito 123mila euro
La Farnesina ha fatto sapere di aver erogato un contributo immediato di 123.000 Euro in risposta all'appello della Ficross (Federazione Internazionale delle Croci Rosse e delle Mezze Lune Rosse) per gli interventi necessari e urgenti a far fronte agli ingenti danni causati in Myanmar dal passaggio del ciclone tropicale Nargis. Gli aiuti serviranno agli interventi di prima assistenza della Croce Rossa alle popolazioni colpite nelle aree di Yangon, Irrawaddy, Bago, Karen and Mon. A circa 2000 famiglie saranno distribuiti vestiario, coperte, altri generi di prima necessità e acqua potabile.

"Non ho mai visto nulla di simile", ha detto alla Reuters un ex responsabile governativo che ha paragonato il ciclone Nargis al devastante uragano Katrina abbattutosi negli anni scorsi sugli Stati Uniti.

"Il referendum si farà"
Il governo birmano ha deciso che si terrà come previsto il referendum costituzionale fissato per sabato 10 maggio nonostante la situazione di emergenza causata dal devastante ciclone che ha colpito il Paese. Lo si legge sulla stampa ufficiale birmana. "Il referendum si terrà tra qualche giorno e la popolazione attende con impazienza l'appuntamento", scrive il quotidiano 'New Light' controllato dalla giunta militare al potere.

Fonte: www.tgcom.it